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Ancora attesa per il decreto liste d'attesa
di Elisa Fontana *
La Fondazione Gimbe è una fondazione indipendente che si occupa da oltre 20 anni di monitorare scientificamente la formazione e l’informazione scientifica per migliorare la salute dei cittadini e contribuire alla sostenibilità della sanità pubblica. Lo fa con grande rigore scientifico, autorevolezza ed attendibilità riconosciute da tutti, mondo scientifico compreso.
Bene, nel suo ultimo report la Fondazione Gimbe si occupa di monitorare il decreto Liste d’attesa che giusto un anno fa fu annunciato dalla nostra "presidenterrima" con squilli di tromba e rullo di tamburi come la soluzione che avrebbe azzerato le liste d’attesa per avere un esame diagnostico o una visita specialistica.
E dopo un anno? Dopo un anno il decreto Liste d’attesa si è rivelato per quel che è: la solita fanfaronata travestita da ricetta semplice ad un problema complesso, gabellata da ogni populista che si rispetti come risolutiva e rivelatasi poi nella realtà un pallone pieno di nulla.
Ascoltiamo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione: "A un anno dalla pubblicazione del Dl liste di attesa abbiamo condotto un’analisi indipendente sullo status di attuazione della norma, con l’obiettivo di informare in maniera costruttiva il dibattito pubblico e politico e di ridurre le aspettative irrealistiche dei cittadini, sempre più intrappolati nella rete delle liste di attesa. Tracciando un confine netto tra realtà e propaganda".
Appresa la linea metodologica, vediamo meglio i contenuti. E così apprendiamo che il Decreto liste d’attesa prevedeva 6 decreti attuativi, quei decreti in cui si stabilisce chi deve fare cosa e senza i quali il Decreto-madre rimane un guscio vuoto e inapplicato. Bene a distanza di un anno solo tre dei sei decreti previsti sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale e sono dunque operativi. Quando? Due l’11 aprile e uno il 16 aprile, quasi due mesi fa, insomma.
Tutto a posto, allora? Il Decreto può partire lancia in resta, anche se con notevoli ritardi? Ma figuriamoci. Mancano i tre decreti più importanti. Uno che avrebbe dovuto essere emanato entro 60 giorni dal decreto principale è scaduto ad agosto 2024 e giace inerte, gli altri due non sono nemmeno stati calendarizzati.
Questi tre decreti non si occupano di quisquilie. Quello scaduto ad agosto 2024 si occupa dei poteri sostitutivi dell’Organismo di verifica, cioè dei poteri dello Stato di intervenire sulle Regioni inadempienti o ritardatarie e su questo non c’è nessun accordo fra Stato e Regioni, anzi c’è un vero e proprio scontro istituzionale e solo a fine maggio, cioè solo qualche giorno fa, la presidenterrima ha sentito la necessità di un incontro con il presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga. Pare si sia aperto uno spiraglio, ma al momento è tutto fermo.
Altra inadempienza grossolana la creazione, prevista nel Decreto, di una piattaforma nazionale che permettesse a cittadini ed operatori di monitorare in tempo reale i tempi d’attesa. La piattaforma doveva essere pienamente operativa dall’11 giugno, ma se ne sono praticamente perse le tracce perché non è accessibile al pubblico, né completa dei dati di tutte le Regioni.
Cosa conclude Cartabellotta? "Ad oggi non esiste alcun dataset pubblico che documenti una riduzione dei tempi di attesa. Qualsiasi valutazione sull'efficacia del Decreto potrà essere condotta solo quando i dati saranno resi accessibili in modo trasparente".
Cosa concludo io? Abbiamo scherzato, insomma e nel frattempo i cittadini rinunciano al loro diritto alla salute, questa volta con una distribuzione geografica omogenea, senza differenze fra nord e sud. Insomma, finalmente abbiamo fatto l’unità d’Italia, anzi della nazione, vero sorridente presidenterrima?
* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
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