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10 giugno 2025
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Attilio Bolzoni "C'è più mafia e meno mafiosi"
di Santina Sconza *

Mai programma fu così interessante come 100 Minuti di Corrado Formigli e Alberto Narazzini. Questo lunedì l'inchiesta di Marco Bova sull'arresto di Matteo Messina Denaro e i segreti mai svelati.

Segreti in realtà che resteranno sempre tali perché mai sapremo la verità, così come non abbiamo mai saputo chi c'è dietro la morte di Piersanti Mattarella, Pio La Torre, le stragi di Falcone e Borsellino e di tutte le altre.

L'inchiesta di Marco Bova racconta la fine dell'ala stragista della mafia dei viddani, ci ricorda di Totò Riina che in carcere nell'ora di aria si lamentava con il compagno che è deluso di Matteo Messina Denaro, il quale invece di continuare le stragi in realtà andava all'estero a divertirsi.

Il racconto poi di Marco Bova fra le famiglie D’Alì e Messina Denaro, l'incontro con Pietro, fratello di Antonio D’Alì, banchiere ed ex-senatore di Forza Italia, oggi in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

La parte più interessante è quella su Antonio Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, noto per aver intrattenuto una corrispondenza coperta dai servizi segreti con il boss latitante di Cosa nostra Matteo Messina Denaro, un rapporto epistolare tramite nomi in codice: lui si definiva "Svetonio", Messina Denaro "Alessio". L'obiettivo sarebbe stato quello di far catturare il capomafia, ma l'operazione non andò a buon fine.

A capo del SISDE c’era il generale Mario Mori e tra i suoi collaboratori Giuseppe De Donno. Mori e De Donno intervistati da Marco Bova sostengono di aver avvisato dell’operazione sin dall’inizio Pietro Grasso, allora procuratore capo di Palermo, mentre Grasso replica di non essere stato informato su Vaccarino, se non dopo l’arresto di Bernardo Provenzano, avvenuto nell’aprile 2006.

In sostanza il giornalista Attilio Bolzoni e l'inchiesta di Bova ci fanno capire che lo Stato ha sempre avuto rapporti con la mafia, è lo stato che tratta con la mafia e non la mafia con lo Stato.

Bolzoni afferma che non sappiamo niente dei segreti delle stragi, sappiamo delle facce sconce di Madonia, Tatarella, Riina, di Provenzano dei Ganci ma Matteo Messina Denaro poteva sapere chi sono i mandanti altri, in quanto custode dei segreti di Riina e di quelli esterni che interrompono i rapporti quando un capomafia cade, cioè non serve più, o viene arrestato.

La cattura di Matteo Messina Denaro, afferma Bolzoni, è stata trasformata in un reality show, un arresto inodore, insapore, senza stress, è la cosa strana è che prima sia stato arrestato lui e poi i collaboratori, di solito si fa al contrario, anche perché i favoreggiatori sono noti da decenni alla giustizia. E la rappresentazione indecorosa che la stampa ha fatto di questa cattura nei giorni successivi...

Sappiamo tutto delle piccole cose, ma non sappiamo nulla delle protezioni verticali che l'hanno protetto, perché non puoi stare latitante per decenni senza protezione. I latitanti vengono protetti per lunghi anni così come è accaduto sempre con Riina, Provenzano, etc, quando non servono più vengono presi.

La Trattativa Stato-Mafia c'è stata, anche se poi gli imputati sono stati assolti, hanno sempre trattato con qualcuno in quegli anni.

Le stragi di Falcone e Borsellino sono operazioni militari, scenari di guerra, e chi ha fatto Capaci e via D'Amelio ha lasciato le sue impronte che sono impronte di apparati, stragi che alcuni pezzi di Stato vogliono approfondire e altri no.

Oggi si cercano moventi piccoli per cancellare le tracce, così come per Piersanti Mattarella, Pio La Torre, questo depistaggio ci sta portando ad avere più mafia e meno mafiosi, «una mafia senza mafiosi», più pericolosa che mai.

* Coordinatrice Commissione Mafia e Antimafia dell'Osservatorio


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