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I servi del duce
di
Rinaldo Battaglia *
A Fiume, dopo la Circolare ‘3 C’ del 1 marzo 1942 del gen. Mario Roatta, il federale del fascio della città, Genunzio Servidori aveva costituito un proprio reparto di fanatiche camicie nere, battezzandolo col suo nome e come ‘Colonna Servidori’ e sin dal maggio 1942, si divertiva a ‘rastrellare’, ossia ad uccidere e rubare in nome di Mussolini, le zone periferiche della città o sobborghi laterali come avvenne il 7 maggio nella zona di San Matteo (Sroki Zamet).
Il modo di agire, senza alcuna regola e manifestando il massimo disprezzo ‘razzistico’ verso i civili slavi, indusse in quell’occasione, addirittura, ufficiali del Regio Esercito, come il cap. Ferruccio Francisi di stanza a Jelenje a lamentarsi molto in alto.
Essendo quindi la ‘Colonna Servidori’ già riconosciuta e già portata ‘agli onori’ ed il suo comandante già meritevole dell’inserimento quale criminale di guerra nella War Crimes Commission (come ovviamente avverrà) senza altre ulteriore prove, i più indicati restavano gli squadristi del Toscano o dell’Emiliano. Fanatici, indisciplinati, violenti e determinati più che mai. Fascisti d.o.c. Non molto diversi – a dire il vero - dalla Colonna Servidori ma, sulla carta, più numerosi.
Roatta, Robotti e Testa avevano spedito solo il mese prima il ‘Toscano’ a Spalato contro la comunità ebraica della città. Senza alcuna causa, motivazione e nemmeno pretesto, questa volta. Servivano?
Erano ancora vive le parole del 25 maggio del Duce: “Io penso che sia meglio passare dalla maniera dolce a quella forte, piuttosto che essere obbligati all’inverso’.
Passerà alla storia come il ‘pogrom di Spalato’ del 12 giugno.
Vennero bastonati, picchiati tutti gli ebrei – uomini, donne e bambini – che si trovarono per strada, devastata e bruciata la sinagoga e siccome bisognava meritarsi il titolo di ‘palikuci’ (ossia bruciacase) bruciarono, con l’occasione già che c’erano, anche molte case dei residenti ebrei.
Erano italiani, sì ma di razza inferiore. Del resto nel vento risuonavano ancora le analisi di colui che ‘ha fatto anche cose buone’ e a Vicenza nei necrologi, fino al 2021, del 28 aprile ‘sempre in noi presente’: “Questa popolazione non ci amerà mai”.
Nel caso del pogrom di Spalato venne esaltato soprattutto il disprezzo religioso. Distrutta ed incendiata la sinagoga, “il materiale sacro preso da questa gentaglia fu portato nella vicina piazza dei Signori e ciò diede luogo ad una processione burlesca, tra lazzi e balli, invettive e grida lubriche: ad un orribile e sacrilega festa intorno alle reliquie che il culto ebraico venera da secoli”.
(come scrisse lo storico Luciano Morpurgo: Relazione riservata sui fatti di Spalato del 12 giugno 1942- pp. 228/229).
E pensare che gli uomini del fascio si vantavano di credere profondamente nel valore della fede sin dai tempi gloriosi del ‘Dio, Patria e Famiglia’.
Del resto cos’è il fascismo se non l’incoerenza totale nei principi e l’uso mercantile della religione, ancora ben prima dei Patti Lateranensi?
Cos’è stato e cos’è il fascismo?
12 giugno 2025 – 83 anni dopo -
liberamente tratto dal mio ’A Podhum io scrivevo sui muri’ – ed. Ventus/AliRibelli - 2022
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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