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Trump mandante con metodo ungherese
di
Francesco P. Esposito *
I fatti sul campo
• Le proteste, scoppiate a inizio giugno in seguito a raid di ICE a Los Angeles, hanno radici in città come Los Angeles, Paramount e Compton . Quel 6 giugno ICE ha arrestato decine di persone – fino a 118 solo a LA – provocando reazioni immediate.
• La risposta federale è stata senza precedenti: Trump ha richiamato oltre 4.000 tra Guardia Nazionale e Marines a Los Angeles, bypassando il governatore Newsom. Un’escalation definita “autoritaria” da parte della leadership californiana.
Proteste e caos
• A Los Angeles si sono visti cortei di massa, barricate, incendi di veicoli e cariche da parte della polizia con lacrimogeni e proiettili di gomma . Le autorità parlano di decine di arresti e feriti da entrambi i lati.
• A San Francisco, circa 9.000 persone si sono radunate pacificamente per bloccare la missione di ICE, ovviamente con tensioni e qualche tensione post-manifestazione.
• Le proteste di solidarietà si sono rapidamente diffuse oltre la California, includendo Houston, Austin, New York, Chicago e persino Texas, dove il governatore Greg Abbott ha risposto con messaggi di minaccia tipo “FAFO” (“F‑k Around Find Out”).
Attori e dinamiche politiche
• I sindacati, in particolare il SEIU, sono in prima linea. Il presidente SEIU California David Huerta è stato arrestato durante una protesta ed è stato rilasciato su cauzione da 50.000 $ . Questo segna un’evoluzione: i sindacati non stanno più zitti sull’immigrazione.
• Le proteste presentano anche un lato più oscuro: gruppi come PSL (Partito per il Socialismo e la Liberazione) sono stati accusati di legami estremisti, mentre altri movimenti democratici – tipo CHIRLA – hanno ricevuto fondi pubblici per advocacy pacifica.
• Sul fronte mediatico, la narrativa è polarizzata: da una parte immagini di violenza e vandalismo, dall’altra volti straziati di famiglie immigrate deportate, alimentando una guerra d’informazione virale che acuisce le tensioni.
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In soldoni
Trump gioca duro, la California resiste con rabbia politica e attivismo di base. Le proteste non sono un affare locale: hanno assunto una valenza nazionale, coinvolgendo sindacati, squadre governative e alleanze internazionali (vedi assistenza consolare a cittadini indonesiani e messicani).
È uno scontro diretto – su suolo americano – tra linea dura federale e forti resistenze locali e umanitarie.
E qui siamo a fianco del diritti, degli ultimi e della giustizia sociale.
* Criminologo forense, componente del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio
 
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