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Referendum: letture strumentali degli esiti ostacolo a un miglior futuro
di
Andrea Zhok
All'indomani del referendum il panorama di un paese senza speranza, perduto, finito e sepolto è rappresentato bene da due tipologie di soggetti.
La prima tipologia è rappresentata da quelli che il giorno dopo un tracollo referendario spettacolare vanno in giro dicendo: "La sinistra riparta dai 12 milioni di sì".
Ecco.
A parte l'analfabetismo politico di appuntarsi al petto la medaglia di chi è andato a votare a un referendum, come se fosse un voto politico.
A parte il patetismo dell'ennesima "ripartenza della sinistra" dal nulla di idee in cui sono immersi da mezzo secolo.
A parte tutto ciò, questi sembrano non capire che il referendum è naufragato proprio perché invece di conferirgli il suo valore specifico, in Italia tutto viene interpretato come un giochino di sostegno o discredito tra bande rivali.
E pur di non correre il rischio di apparire supporter di Schlein-Landini-Fratoianni la maggioranza degli italiani preferirebbe bersi una pinta di piombo fuso.
La seconda tipologia è rappresentata da quelli che vivono nella sfera del realismo magico e pensano che se lanci un chiaro messaggio di sfiducia e disprezzo nei confronti del potere, questo fuggirà come Dracula alle luci dell'alba.
Ovviamente nel mondo reale un potere è scalzato solo da un altro potere. Chi non lo capisce segue pargoleggiamenti anarchici in cui il potere sfiduciato scomparirà dal mondo e verrà sostituito dal "popolo delle buone volontà individuali" - a cavallo di unicorni alati.
Ma il potere è coordinamento e organizzazione secondo idee comuni. E questi soggetti - sgamatissimi - sono refrattari a qualunque coordinamento e organizzazione secondo idee comuni, perché non riuscirebbe mai a cogliere le infinite sottigliezze della loro anima individuale.
E quindi da domani riprenderanno a mugugnare e protestare per le ingiustizie di un mondo non all'altezza delle proprie fantasticherie solitarie.
E passeranno il resto della vita ai remi della galera, in romantica attesa che arrivi un cavaliere bianco a bussare alla loro porta, per convincerli che la rivoluzione ha proprio bisogno di loro, personalmente.
E se così non sarà, pace, gliela faranno vedere loro al Sistema.
Remando a ritmo.
A pane ed acqua.
Muti.
Ma con profondo disprezzo.
 
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