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Davide non ha la fionda ma alleati potenti
di Franca Zanaglio
Il 10 giugno 1967 finiva la guerra lampo (Guerra dei sei giorni) con la quale Israele sconfisse l'Egitto, la Siria e la Giordania, sottraendo loro il Sinai, la striscia di Gaza, la Cisgiordania, le alture del Golan e Gerusalemme Est.
La propaganda di allora (ricordo l'entusiasta corrispondente Emilio Fede, con Lacoste e Ray Ban, saltellare dalla gioia incontro ai carrarmati di Moshe Dayan) ci martellava col racconto di Davide che aveva sconfitto Golia, la numerosa alleanza di quei "cattivoni" di paesi arabi.
Davide non era il Davide con la fionda, Davide era stato supportato egregiamente da USA e Gran Bretagna, non per spirito di solidarietà verso i poveri ebrei perseguitati ancora una volta ma per il mantenimento di un avamposto colonialista nel Medio Oriente.
La sconfitta di Nasser fu la sconfitta del suo anticolonialismo e panarabismo e dopo la sua scomparsa nel 1970 morì la RAU, la Lega Araba subì un contraccolpo e il movimento dei Paesi non allineati, da lui fondato con Nehru e Tito, si spense un po' alla volta.
Dopo la Nakba per i Palestinesi questa era la volta di un'altra tragedia, la Naksa. Nonostante le varie risoluzioni ONU, i sionisti non hanno mai restituito i territori conquistati e proseguono indisturbati l'occupazione violenta e sanguinosa che li contraddistingue.
Oggi la propaganda ci dipinge ancora Israele come un Davide costretto a difendersi, allo stesso modo ci dipinge la guerra nell'est europeo.
Personalmente da quando avevo dieci anni diffido della propaganda.
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