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10 giugno 2025
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Londra e Parigi non riconosceranno la Palestina
di Leandro Leggeri

Regno Unito e Francia fanno marcia indietro. Nonostante i proclami dei mesi scorsi e le dichiarazioni pubbliche che parlavano di “dovere morale” e “necessità politica”, Londra e Parigi hanno deciso di non riconoscere lo Stato di Palestina nella conferenza internazionale che si terrà a New York dal 17 al 20 giugno.

Il passo indietro, anticipato da una rivelazione del Guardian, rappresenta l’ennesima promessa disattesa da parte delle potenze europee, che sembrano ancora una volta piegarsi ai veti israeliani e alle pressioni statunitensi, abbandonando milioni di palestinesi alla brutalità dell’occupazione e dell’assedio.

La conferenza non porterà quindi ad alcun riconoscimento formale, ma si limiterà – secondo fonti diplomatiche – a delineare un generico “percorso verso la statualità”, subordinato a condizioni che appaiono irrealistiche e sbilanciate: fine della resistenza armata, riforma dell’Autorità Palestinese, ricostruzione economica e ritiro di Hamas da Gaza.

Il tutto mentre Israele continua indisturbato a espandere gli insediamenti illegali in Cisgiordania e a rifiutare qualsiasi discussione seria sulla fine dell’occupazione.

Nonostante 147 Paesi nel mondo riconoscano la Palestina, le maggiori potenze europee restano ostaggio di una visione coloniale e ipocrita del conflitto, dove i diritti del popolo palestinese sono subordinati agli interessi strategici di Israele e dei suoi alleati.

Mentre a Gaza si contano oltre 54.000 morti e si consuma una catastrofe umanitaria senza precedenti, la decisione di Regno Unito e Francia di ritirarsi dal riconoscimento equivale a una complicità silenziosa con chi ostacola ogni possibilità di pace fondata sulla giustizia.

Come ha scritto l’ex direttore di Human Rights Watch, Kenneth Roth: “Questi ‘passi’ non devono diventare un eterno e inesistente processo di pace. Bisogna fare pressione su Israele affinché smetta di ostacolare la nascita di uno Stato palestinese”.

Il tempo delle promesse è finito. La Palestina ha bisogno di atti concreti, non di dichiarazioni rinviate e diplomazia vuota.

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