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La scuola deve preservare la democrazia
di
Rita Guma *
Ultimi giorni di scuola, una istituzione tanto importante per la formazione della persona e dei cittadini ma tanto vituperata e perennemente attaccata con critiche ai docenti e con riforme proposte o realizzate malamente, a cominciare dal nome del ministero preposto, piegato di volta in volta a logiche politiche: "pubblica istruzione", taglio dell'aggettivo "pubblica" (per spingere la privata) e poi aggiunta del presunto "merito", parola risibile per un governo che promuove per lo più parenti ed amici, talora pure pregiudicati.
Quest'anno non possiamo non evidenziare due aspetti rilevanti: quello delle prese di posizione di studenti o personale della scuola e dell'università nei confronti di scelte autoritarie che a partire dal governo Draghi hanno mirato, fra l'altro, ad ingabbiare la cultura con forme censorie o razziste, e quello della militarizzazione con cui si sta cercando di inquinare la scuola per orientare i bambini e ragazzi alla guerra.
Questa ultima azione è passata abbastanza inosservata a livello nazionale ed invece deve destare preoccupazione. Dalla Meloni a bordo dell'aereo militare salutata da bambini festanti (minori usati in modo indegno per propaganda politica e militare) a cartelloni esaltanti corpi militari in prossimità di licei, alle bande militari e conferenze nelle scuole ai progetti di alternanza scuola lavoro declinati in modo militaresco. Il tutto, immagino, non previsto nei piani formativi triennali delle scuole, nati molto tempo prima che arrivassero Meloni, Crosetto e La Russa a propagandare leve più o meno volontarie.
In tutto questo, ogni tanto si risvegliano politici che mirano a ridurre le materie che formano il senso critico, imprenditori che chiedono "operaifici" e filosofi come l'ineffabile Galimberti, che propone un anno sì e l'altro pure test psicoattitudinali per la selezione dei docenti, onde essere certi che sappiano appassionare gli studenti.
Anche io sono favorevole al coinvolgimento degli allievi, per cui lo studio non deve risultare fatica e sudore, ma piacere della scoperta, entusiasmo e coinvolgimento, tuttavia c'è un aspetto che dovrebbe preoccupare tutti.
I test psicoattitudinali possono essere anche uno strumento per scoprire le attitudini sociopolitiche di coloro cui vengono somministrati. Si può, cioè, scoprire se il candidato è un ribelle alle autorità, se ha spiccato senso critico, se ha tendenze di destra o di sinistra. E lo si può fare in modo surrettizio, perché ad uno psicologo non occorrono domande esplicite per far emergere gli orientamenti.
I test auspicati da Galimberti sarebbero quindi un comodo mezzo per chi volesse instaurare una dittatura usando docenti asservibili o comunque favorendo un pensiero unico. Senza colpo ferire.
In un paese dove i docenti universitari vennero chiamati a giurare fedeltà al Duce e dove oggi si cerca di portare l'esercito nelle scuole, dovremmo preoccuparci di evitarlo.
* Presidente dell'Osservatorio
 
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