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Ritorno ai "favolosi" anni '70, per legge
di Elisa Fontana
Vi ricordate i favolosi anni Settanta? Anni di lotte, scioperi, conquiste, femminismo, anni in cui veramente il cielo sembrava a portata di mano. Ma questa visione rosea può star bene a quella fascia di popolazione di sinistri che rompeva le scatole ogni momento: se c’era un licenziamento, se una fabbrica chiudeva, se si inquinavano fiumi e aria. Insomma, una sciagura.
C’era poi però tutta una fascia che in quegli anni lavorava alacremente, ma al buio, senza farsi vedere, senza farsi notare, altrimenti quei rompiballe dei sinistri chi li fermava più? E via con lo stato di diritto, la Costituzione, l’antifascismo, la legge uguale per tutti. Ma per carità! E così bisognava lavorare al buio: organizzare colpi di stato, attentati ai treni, alle banche, omicidi.
Quel galantuomo di Licio Gelli costretto ad aprire una loggia segreta per ottenere i suoi scopi. Insomma un’apocalisse, senza contare poi che c’era sempre qualche giudice pronto a rompere le uova nel paniere, a scovare intrecci fra galassia nera, servizi deviati e generali diversamente democratici vari ed eventuali. Una pesantezza che non vi dico.
E così, conquistato finalmente il potere, memore della strada frastagliata che hanno dovuto percorrere i nipotini di Tolkien all’amatriciana, oggi finalmente il governo Meloni ha raggiunto il suo punto più alto di civiltà giuridica. Nel decreto sicurezza appena scippato al Parlamento (mi scuserete, ma non trovo altro verbo acconcio) c’è un passaggio che vale il riscatto di una vita.
Vengono, infatti, modificate le regole fin qui imposte agli agenti dei servizi segreti che potevano essere autorizzati a compiere alcuni reati, ma dovevano essere indispensabili ai fini istituzionali, autorizzati dal Presidente del consiglio, su richiesta motivata (e sottolineo motivata) dei direttori dei servizi e sotto il controllo del DIS, il dipartimento sovraordinato ai servizi.
Insomma il gioco poteva farsi pericoloso, ma c’era un iter da seguire, dei paletti chiari da non oltrepassare, un controllo superiore e, soprattutto, alcuni reati che non potevano assolutamente essere autorizzati: quelli che mettevano in pericolo la vita, la salute, la libertà personale dei bersagli e tutti i reati come terrorismo, mafia, stragi, eversione. E se si sentì all’epoca il bisogno di mettere fra i reati vietati anche stragi ed eversioni, qualche domanda è lecita ed inevitabile, tornando con la memoria agli anni Settanta. Ma non divaghiamo.
Finalmente il governo di Giorgia Meloni, nell’ottica dello snellimento delle procedure burocratiche che così tanto appesantiscono tanti servitori dello Stato e ammirando come tante questioni simili sono state risolte dall’amico Viktor in Ungheria, ha aggiunto un nuovo comma alla legge del 2007 che disciplinava le funzioni dei servizi segreti.
E così da oggi sarà possibile autorizzare operazioni che prevedano reati prima vietati, inclusa l’associazione mafiosa e il terrorismo, in nome di un generico interesse alla sicurezza, che come chiunque capisce vuol dire tutto e niente. Quindi da una parte abbiamo i servizi che dovrebbero prevenire e contrastare fenomeni mafiosi e di terrorismo, dall’altra gli stessi servizi potranno commettere reati di mafia e terrorismo. Con la sola esclusiva autorizzazione del presidente del consiglio.
In Parlamento qualcuno ha avuto modo di eccepire su questo o su altri punti? Assolutamente no, perché nonostante una maggioranza ferrea, il dibattito parlamentare è stato azzerato prima da una repentina trasformazione da disegno di legge in decreto legge e poi da una immediata richiesta di fiducia.
Non perdiamoli questi passaggi, perché stiamo assistendo in diretta alla orbanizzazione dello Stato, in nome della sicurezza dei cittadini, ovviamente, un pezzetto alla volta, un diritto alla volta, senza clamore, senza scarmazzo avrebbe detto Camilleri, nell’ombra.
D’altronde, le abitudini di una vita sono dure a morire e voi non vi sentite tutti più sicuri da oggi?
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