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Tel Aviv: ministro ammette, Isis ha legami con Israele non con Hamas
di Leandro Leggeri
Per mesi, l’opinione pubblica è stata esposta a una narrazione martellante: dopo l’attacco del 7 ottobre, media e governi occidentali hanno promosso l’equazione “Hamas = ISIS” come verità indiscutibile.
L’obiettivo era chiaro: cancellare ogni distinzione tra movimenti islamisti, assimilare Hamas al jihadismo globale e legittimare così la repressione militare più dura.
Ma ora arriva una rivelazione che mette in crisi quella narrazione.
Avigdor Lieberman, ex ministro della Difesa israeliano e leader del partito Yisrael Beiteinu, ha dichiarato pubblicamente che Israele avrebbe fornito armi a una milizia criminale attiva a Gaza legata all’ISIS, per contrastare Hamas.
Il gruppo in questione, il clan Abu Shabab, avrebbe ricevuto fucili d’assalto e altri armamenti con il beneplacito del primo ministro Netanyahu, ma senza l’approvazione formale del gabinetto di sicurezza.
In altre parole: non solo Hamas e ISIS non sono la stessa cosa, ma esistono milizie jihadiste che si oppongono a Hamas — e che riceverebbero il sostegno diretto di Israele.
Una dinamica paradossale, che solleva interrogativi inquietanti su chi realmente tragga vantaggio dal caos nella Striscia e su quali logiche guidino l’azione militare israeliana.
Nel frattempo, la narrazione ufficiale si sgretola sotto il peso delle contraddizioni. E i civili palestinesi, come sempre, pagano il prezzo più alto.
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