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Decreti creativi (di nuovi reati) e mondi inesplorati
di Elisa Fontana
Un mondo sconosciuto mi circonda e mi dà una sensazione di perfetto straniamento. Un mondo che vuole convincerti che le città che abiti, i paesi che frequenti, sono la sentina di violenze inenarrabili, omicidi, stupri, rapimenti, rapine, in un Far West così scintillante e fuori controllo da richiedere con somma urgenza un decreto che introduca 23 fra nuovi reati e aggravanti.
Un mondo così balzano che aumenta i reati, persino li inventa, così aumentano i detenuti mentre mancano già adesso 20 mila posti in carcere e chissà a che numeri arriveremo quando il mirabile decreto sicurezza marcerà a pieno regime. Come è già accaduto con le carceri minorili che rischiano di scoppiare dopo il decreto Caivano.
E i detenuti di Marassi forse non lo sanno, perché si sono appena rivoltati, fregandosene del decreto, del ministro, del presidente e del mondo intero. Perché ammonticchiati come le bestie ci stanno loro, non il decreto, il ministro, il presidente e il mondo intero.
Un mondo securitario e in cui non si scherza con i reati, ma dove, però, un poliziotto condannato per la macelleria messicana della Diaz durante il G8 di Genova viene premiato e diventa questore di Monza, tanto per rassicurare i cittadini sulla concezione di legalità di chi dovrebbe proteggerci.
Un mondo davvero attivo e partecipante in cui le più alte cariche del governo ti invitano a non andare a votare ai referendum. Anzi, qualcuno di loro non ha nemmeno avuto il coraggio civile di una posizione chiara e a testa alta, e così ti dice che andrà a votare ma non ritirerà le schede, in un nuovissimo gioco di società “Vorrei ma non voglio”, per cui vedremo buona parte dei coraggiosissimi politici lanciarsi in sfide sempre più performanti: andare al ristorante, ma non ordinare, così l’oste della malora impara, o indossare il paracadute ma non aprirlo. Insomma, si aprono mondi inesplorati.
Un mondo in cui l’autrice dell’ultima draconiana riforma delle pensioni dichiara che bisogna sempre andare a votare, ma sottolinea che questi referendum non aiutano il lavoro, mentre le politiche selvaggiamente liberiste messe in atto dai governi tecnici e dai loro amici politici hanno aiutato tantissimo il lavoro. A scomparire.
Un mondo straniante dove oggi l’ennesima società di un ministro della Repubblica è stata dichiarata fallita dal tribunale “per incapacità di far fronte alle obbligazioni”, della serie “bambole non c’è una lira”. Si apre così la realissima ipotesi che la ministra venga iscritta nel registro degli indagati per bancarotta, che di questi tempi è una medaglia al valore per furbizia e salto triplo delle regole. E, infatti, la ministra è impavida al suo posto, altrimenti sarebbe un mondo normale e noi non ci accucciamo dietro queste etichette così volgari e banali.
Un mondo davvero fluttuante quello che è stato cieco e sordo per la durata di almeno 60 mila morti in Palestina e adesso di botto si sveglia e chiede di fermarsi. Ma non si ferma la vendita di armi, non si stende un cordone sanitario intorno a chi si macchia di genocidio, si balla sulle definizioni, si traccheggia sulle misure, si fanno post da libro Cuore perché curiamo un bambino palestinese in Italia.
Un bambino. Uno. Ma quanto durano 60 mila morti? E quanto dura sparare su chi fa la fila per avere pane? Domande che fluttuano nell’aria anch’esse, insieme al mondo che ci gira intorno.
E siccome in questo mondo non ci facciamo mancare niente, ecco a noi l’imperdibile intervento di Fedez al congresso dei giovani di Forza Italia dove avrebbe dovuto parlare di benessere mentale, ma è passato alle cronache per l’elogio del cavaliere buonanima e l’attacco a Travaglio.
Il che la dice lunghissima non su Fedez, della cui inconsistenza a 360° non potevano esserci dubbi, ma sulla consistenza di questa classe politica che oggi da destra lo chiama sul palco a discettare e ieri, da “sinistra” lo proponeva come icona dal palco del 1° maggio. Testimone double face di un tempo umano e politico disperato e disperante.
Dal mondo straniante per ora è molto, ma non tutto, sicuramente.
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