 |
Israele canta e balla davanti all'orrore
di Rossella Ahmad
Sulla questione del rave, nell'imminenza del genocidio, persi diverse amicizie allorché feci presente che già il fatto di avere organizzato una festa danzante di fronte al muro che chiudeva Gaza come una prigione, al cui interno ad una popolazione sottoposta a massacri inenarrabili a cadenza annuale veniva impedito ogni tipo di libertà, dimostrava la bancarotta morale in cui era precipitata la popolazione dello stato sionista.
Uno di essi, in particolare, si doleva grandemente della sorte dei "ragazzi che desideravano solo festeggiare", non rendendosi neanche conto dell'abominio insito nelle sue parole. Se solo avesse usato l'immaginazione per raffigurarsi una festa danzante di fronte al ghetto di Varsavia forse lo avrebbe compreso, ma evidentemente per i palestinesi non sussistevano problemi etici di sorta.
Avevo ragione non solo sulla bancarotta morale - esplicitata poi da tutto ciò che abbiamo visto in seguito - ma anche sul punto che maggiormente lo aveva piccato, e cioè che della stragrande maggioranza di quei morti il responsabile era Israele.
La bancarotta morale è intanto divenuta un tracollo etico senza precedenti.
I video di derisione delle madri di Gaza, le adunate a base di musiche, balli, reels e canzoncine orrorifiche sui bambini uccisi si sono evoluti in un'intera popolazione che chiede ed ottiene la morte per fame dei nativi, che distrugge i generi alimentari inviati e mai giunti ai destinatari, che organizza tour della depravazione per gustarsi il safari nella riserva di Gaza, mostrando gioia sadica alla visione delle bombe incendiarie lanciate da aerei super tecnologici sulle tendopoli dei rifugiati.
Il tutto senza mostrare alcun rimorso. Nel migliore dei casi, vi è la tendenza a ricrearsi una narrativa di comodo, ovviamente fittizia.
Non si muore di fame, a Gaza. È che non fanno sport.
Sono scudi umani. Vi sono i tunnel. Hamas negli ospedali. Nelle scuole. Nelle università. Nelle moschee e nelle chiese. Ma anche in ogni singola casa, negozio, centro culturale, campo coltivato. Anche sotto le vesti delle madri falciate in strada come birilli.
La propaganda sionista è così: acefala. Iperbolica e demenziale. Spesso induce alla risata. Ed invero meriterebbero di essere sepolti da una grande risata di scherno. Dileggiati e derisi nella loro querulomania fuori controllo: la terra promessa, i settemila anni fa, e tutti i trucchi escogitati per entrare in una terra e fottersela alla faccia del diritto e della semplice umana decenza.
E però non c'è molta voglia di scherzare. Davanti ai mostri non si può.
Fino a ieri, nella striscia di Gaza era impedito l'ingresso di antibiotici, cibi speciali, macchine per anestesia, ossigeno, ventilatori e sistemi di filtraggio.
Nel limbo burocratico di criteri contraddittori e arbitrari sono finiti i medicinali per curare il cancro, i presìdi per purificare l’acqua e tutto ciò che sia riferibile alla maternità ed al parto. Credo sia negato l'ingresso anche ai medicinali per la terapia del dolore e, comunque, è completamente saltato l'intero sistema sanitario.
Con il blocco degli aiuti alimentari imposto dopo la turbo-tregua di inizio d'anno, cominciano a morire di fame anche i bambini non dipendenti dai cibi speciali.
Ma tranquilli, non è un genocidio. Lo ha detto Enrichetto nostro.
Lo sarebbe se fossero esseri umani.
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|