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Uno Stato fallito
di Rossella Ahmad
Il 31 maggio dell'anno scorso, israele attaccava con bombe incendiarie una tendopoli di profughi presso Rafah. Una zona definita "sicura" dall'esercito israeliano e divenuta in 48 ore un cimitero di civili.
E, mentre La Repubblica si produceva in uno dei suoi migliori titoli per confondere la mente dei suoi lettori (Hamas, colpita ambulanza a Rafah, morti due paramedici), io scrivevo così:
"Nel momento stesso in cui ero occupata nell'assolvimento del pegno quotidiano di scrostare un po' di ferraglia dal cuore dei mostri che mi si presentano l' uno dopo l'altro, quasi fossero un peccato da scontare, dal monitor mi giungevano le immagini di un uomo che rappresenta tutto ciò che per me abbia un senso nella vita. È Roger Waters. Uno dei miei eroi personali.
Ha il volto contratto, le increspature della pelle sono più accentuate, e persino le immagini, in bianco e nero, danno un senso di gravità e solennità alle parole che con difficoltà pronuncia. Con lentezza, ponderandole. Pesandole una per volta.
Di fronte alle immagini di Rafah, appare evidente che non possa esserci più redenzione, né riscatto. Di fronte ai corpi arsi nelle tende ed ai bambini scalzi e disperati alla ricerca di riparo, non resta che scrivere l'epitaffio senza lode sulla tomba di un progetto che termina la sua infausta parabola storica in un mare di sangue innocente:
"Abbiamo visto tutti le immagini provenienti da Rafah questa mattina, ed una cosa è chiara. Una volta che tutto questo sarà finito, Israele dovrà scusarsi non solo con il popolo palestinese, ma con l'intera umanità. Dovrà dire: Siamo molto dispiaciuti. Abbiamo sbagliato tutto ed adesso ce ne andiamo. Torneremo nell'Europa dell'Est oppure negli Stati Uniti o in qualunque altro luogo da cui proveniamo e lasceremo in pace questo popolo, il popolo palestinese, quello a cui appartiene la terra dal fiume Giordano al mare. Addio Israele. È finita. Sei uno stato fallito . È finita".
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