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600 giorni dopo, Israele non ha vinto
di
Leandro Leggeri
A 600 giorni dall’inizio della guerra su Gaza, l’esercito israeliano non è riuscito a conseguire gli obiettivi strategici dichiarati: distruggere Hamas, liberare tutti gli ostaggi e ristabilire un controllo duraturo sulla Striscia. Al contrario, la crisi si è trasformata in una lunga guerra di logoramento, che ha lasciato dietro di sé un bilancio devastante in termini umanitari, ma non ha spezzato la resistenza palestinese.
Dopo massicci bombardamenti aerei iniziati nell’ottobre 2023, le truppe israeliane hanno condotto operazioni terrestri in quasi tutta la Striscia, da Gaza City a Khan Younis, fino all’area di Rafah al confine con l’Egitto. Ma a dispetto delle dichiarazioni del governo Netanyahu, l’avanzata militare si è arrestata più volte, tra ritiri tattici, difficoltà logistiche e continue perdite sul campo.
Secondo fonti locali, la resistenza palestinese ha mantenuto una presenza attiva e organizzata, con imboscate, attacchi mirati e una capacità di adattamento che ha impedito un pieno controllo israeliano del territorio. Anche nei momenti di maggiore pressione militare, le fazioni armate sono riuscite a operare in profondità, ostacolando la creazione di una “zona cuscinetto” permanente.
Il recente lancio dell’operazione “Carri di Gedeone”, ispirata a una manovra militare del 1948 che mirava allo sfollamento di intere comunità palestinesi, segna un’ulteriore escalation. Il piano prevede tre fasi: l’occupazione totale della Striscia, l’imposizione di una distribuzione degli aiuti condizionata da Israele e la distruzione della rete di tunnel. Un progetto che, secondo analisti e osservatori internazionali, rischia di aggravare ulteriormente la crisi umanitaria e favorire uno scenario di deportazione forzata verso il Sinai.
Intanto, i palestinesi continuano a chiedere una soluzione negoziata che ponga fine alla guerra senza imporre la resa. La proposta di un accordo duraturo rimane sul tavolo, mentre le condizioni sul terreno si fanno sempre più critiche.
A Gaza, sotto le macerie, la resistenza resta. E con essa, la volontà di non scomparire.
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