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Il Lodo Moro
di
David Cappellini
Negli anni settanta e nei primi anni ottanta del secolo scorso si parlava spesso dell'esistenza del "lodo Moro".
Sarebbe stato un patto non scritto tra i governi italiani e le principali organizzazioni palestinesi di resistenza, Fplp e Olp (ad eslusione della fazione di Abu Nidal), allora tutte illegali o quasi, con cui una certa libertà d'azione sui traffici e i rifornimenti di armi attraverso il territorio italiano con destinazione medio oriente, sarebbe stata scambiata con la totale immunità dagli attentati.
Si dice che questo accordo sarebbe stato concluso dopo il sanguinoso attentato del 17 dicembre 1973 all'aeroporto di Fiumicino, che provocò 32 morti.
Le notizie più attendibili sull'esistenza di questo patto di non belligeranza le fornisce lo stesso Moro con varie lettere inviate dalla sua prigione brigatista, prima che negli anni 80 il giudice Mastelloni non ne ricostruisse l'esistenza, addirittura dalla guerra del Kippur, durante un incontro avvenuto a Beirut, quando lo stesso Moro era ministro del Quarto governo Rumor.
Anche Cossiga raccontò di un intervento decisivo di Moro, per liberare immediatamente tre terroristi palestinesi colti nell'atto di lanciare un missile contro un aereo della compagnia israeliana El Al.
C'è anche chi sostiene che la strage di Bologna del 2 Agosto 1980 fosse stata provocata dal tragico errore dei membri di un commando palestinese che trasportava liberamente per altri scopi, ingenti quantità di esplosivo, innescato involontariamente e che la presenza di agenti del Mossad durante la strage di Via Fani fosse la prova che Moro, per il suo impegno filopalestinese, fosse inviso non solo agli Usa, ma anche ad Israele.
La letteratura in proposito si è sbizzarrita nelle più disparate tesi, mai del tutto provate, ma un fatto rimane evidente: l'Italia - e lo dimostrano anche la vicenda successiva di Sigonella e le posizioni esplicite che sia Andreotti che Craxi assumevano sulla questione palestinese - aveva intrapreso il percorso verso l'acquisizione di un ruolo centrale nel Mediterraneo, che guardava soprattutto alla questione palestinese.
Allora sorge spontanea una domanda: perché oggi, la situazione si è totalmente ribaltata ed abbiamo vasti settori della politica e dell'informazione che appoggiano le azioni criminali di Israele contro Gaza? Perché moltissimi personaggi di primo piano della cultura e del giornalismo si dichiarano orgogliosamente "sionisti", quando la vicinanza pratica oltre che ideale, alla causa palestinese da parte dell'Italia, è storica?
C'è il sospetto che il governo Meloni abbia compiuto il passo decisivo verso la completa subordinazione ad Israele cedendogli in toto la cybersicurezza nazionale, appaltata a società israeliane che adesso ci tengono in pugno. Se fosse provata, sarebbe l'ennesima scelta scellerata di un governo ormai prono ad interessi extranazionali che vanno contro qualsiasi logica e contro un ruolo politico di interesse generale, ormai sacrificato ampiamente ad aspetti economici privati.
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