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29 maggio 2025
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Vere intenzioni di Israele in Palestina che UE e Italia non vogliono vedere
di Claudio Visani

Le ultime sono queste. Ieri una popolazione stremata da un anno e mezzo di guerra e da tre mesi di blocco degli aiuti umanitari ha dato l'assalto a un magazzino di scorte alimentari gestito dai nuovi contractor americani che chiedono il riconoscimento facciale di chi va a ritirare una scatola di fagioli.

L'esercito di Israele ha sparato per allontanare la folla. Nella calca almeno quattro palestinesi sono morti e decine sono rimasti feriti. Intervenendo all'International Holocaust Remembrance Alliance il premier israeliano Netanyahu ha detto testualmente: "Abbiamo fornito circa 1,8 milioni di tonnellate di cibo e aiuti umanitari a Gaza. Non è vero che la popolazione è affamata e non è in salute. Al contrario, è addirittura in carne perché non fa molto esercizio fisico". E bisogna avere un bel pelo sullo stomaco per arrivare a tanto.

Sempre ieri l'Idf ha ordinato nuove evacuazioni dei quartieri settentrionali di Gaza city poco prima di cominciare a bombardare. Dalla notte all'ora di pranzo le bombe hanno fatto un'altra quarantina di morti. Ventitré persone sono state uccise, altre ferite e diverse risultano disperse in seguito alla distruzione della casa della famiglia Qreinawi, a est del campo profughi di Al-Bureij, al centro della Striscia. Un massacro che segue di due giorni la strage di nove dei dieci figli della dottoressa palestinese, l'orrore che ha determinato il "risveglio" della politica europea e il suo parziale scatto (finora quasi solo di parole) contro il governo di Israele.

Di oggi, invece, la notizia che il governo di Israele ha dato il via libera alla più grande espansione delle colonie in Cisgiordania da decenni. Sono stati autorizzati ventidue nuovi insediamenti di coloni israeliani in diverse zone, tra cui alcune aree che erano state abbandonate nel 2005. Dalla Guerra dei sei giorni del 1967 a oggi le colonie realizzare da Israele nella terra dei palestinesi sono centocinquanta. Ci vivono fra le 500mila e le 700mila persone, tra chi si è trasferito lì per motivi economici e chi per motivi religiosi e ideologici.

Questi ultimi sono i coloni della cosìdetta "destra biblica" israeliana che sostiene Netanyahu e considera di Israele le terre della Cisgiordania. Coloni che regolarmente compiono attacchi violenti contro gli abitanti palestinesi, protetti dall'esercito, come ha ben raccontato il documentario Premio Oscar "No other land" realizzato assieme da registi palestinesi e israeliani. Ma quelle terre appartengono ai palestinesi, come ha certificato più volte l'Onu e la comunità internazionale, e Israele le continua ad occupare illegalmente, in barba al diritto internazionale. Che dovrebbe valere dovunque venga violato, non solo in Ucraina.

I ministri della Difesa Israel Katz e delle Finanze Bezalel Smotrich, annunciando la più grande colonizzazione di sempre, hanno detto che essa fa parte di un piano a lunga scadenza di ulteriore crescita degli insediamenti. Kanz ha chiarito bene qual è l'intento. "Questa decisione - ha detto - rafforza la nostra presa su Giudea e Samaria (i nomi biblici che si usano per la Cisgiordania), consolida il nostro diritto storico alla Terra d'Israele e costituisce una risposta schiacciante al terrorismo palestinese".

Come se non bastasse, ha aggiunto: "E' anche una scelta strategica per impedire la creazione di uno Stato palestinese che metterebbe in pericolo Israele". Più chiaro di così. Vogliono la "Grande Israele dal fiume al mare", le terre di Gaza, della Cisgiordania e un pezzo di Libano e della Siria, lo avete capito o no? Altro che "reazione legittima" all'attacco di Hamas.

Nelle ultime settimane, dopo un anno e mezzo di guerra in cui la Striscia di Gaza è stata rasa al suolo dall'Idf con sessantamila morti civili di cui la metà bambini e donne; dopo che Netanyahu ha rotto la tregua e ricominciato a bombardare sapendo che la guerra è l'assicurazione sulla sua vita politica e giudiziaria, anche a costo di sacrificare così la vita degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas; dopo che da tre mesi l'Idf sta bloccando l'ingresso degli aiuti umanitari affamando e assetando quel disgraziato popolo; dopo che in Cisgiordania sono continuati gli attacchi ai palestinesi, così come i bombardamenti in Libano e Siria, sempre con l'appoggio, le armi e la tecnologia garantita dagli Usa dell'alleato di ferro Donald Trump; dopo tutto questo l'Europa sembra finalmente essersi accorta di quel che sta accadendo e pare intenzionata a fare qualcosa per fermare Netanyahu.

Nell'osceno silenzio dei governanti europei di fronte alla distruzione, allo sterminio, ai propositi di occupazione e deportazione del popolo palestinese, cioè a quel che assomiglia sempre più a un vero e proprio genocidio, si è distinta per ignavia l'Italia di Meloni, Salvini e Tajani, incapace perfino di condannare con parole chiare, inequivoche, l'amico israeliano. "Non sono d'accordo con le ultime proposte di Netanyahu", ha detto la premier. "Indignato per quel che accade a Gaza, ma no all’isolamento d’Israele”, si è sforzato il ministro degli Esteri Tajani tra una risatina e uno sbuffo. Col solito ritornello: comunque la colpa è tutta di Hamas e dell'attacco terroristico di un anno e mezzo fa.

A me fa sinceramente un po' schifo dover constatare che la classe politica europea e italiana - così pronta a farsi paladina del diritto internazionale, della libertà e della democrazia in Ucraina - solo oggi cominci a vedere quello che era già evidente in Palestina a tutti poche settimane dopo il 7 ottobre 2023, e anche prima. E fa veramente incazzare sentire che c'è ancora chi, nella politica e mei media, parla di "eccesso di legittima difesa" di Israele e finisce regolarmente per dare dell'antisemita a chi contesta la sua politica criminale, di occupazione, sterminio e deportazione, non molto diversa da quella dei nazisti con gli ebrei.

Si dice "non è mai troppo tardi". Ma per la Palestina temo che il detto non valga. Forse Trump riuscirà a imporre a Netanyahu una tregua in cambio del rilascio degli ostaggi ancora vivi. Ma il destino di Gaza e della Cisgiordania mi pare segnato. La proposta dei due popoli e due stati del tutto irrealistica. Le deportazioni alle porte.

I soli che potrebbero fermare questo orrore sono gli israeliani, mandando a casa Netanyahu e il suo governo e ritrovando la loro anima democratica, civile e umana. Ma mi pare che anche la società israeliana sia molto cambiata. E che anche le opposizioni si siano adeguate al nuovo corso.

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