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28 maggio 2025
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Siria negozia in segreto con Israele a spese dei palestinesi
di Leandro Leggeri

In un silenzio mediatico inquietante, Siria e Israele stanno portando avanti colloqui diretti segreti, centrati su questioni di sicurezza e controllo del confine. A rivelarlo è un’inchiesta esclusiva dell’agenzia Reuters, ripresa da Pagine Esteri. Le trattative sarebbero iniziate dopo la caduta del presidente siriano Bashar al-Assad, rovesciato a dicembre dalle milizie jihadiste di Hayat Tahrir al-Sham, e sono proseguite con almeno tre incontri faccia a faccia nella regione del Golan.

Secondo le fonti citate, il nuovo potere a Damasco, oggi guidato dal presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, avrebbe già arrestato membri della Jihad islamica palestinese e autorizzato la restituzione di beni appartenenti allo storico agente del Mossad Eli Cohen, come segnali di buona volontà verso Tel Aviv.

Una svolta che arriva con l’avallo esplicito degli Stati Uniti. Il 14 maggio, Donald Trump ha incontrato al-Sharaa a Riyadh, spingendo per un riavvicinamento con Israele. Washington – si legge – avrebbe “suggerito” a Israele di ricalibrare la sua strategia nei confronti della nuova Siria, in cambio della promessa siriana di non rappresentare più una minaccia per lo Stato ebraico.

Nel frattempo, le operazioni militari israeliane in Siria si sono ridotte, mentre a Gaza e in Cisgiordania l’esercito di Tel Aviv continua la sua offensiva senza sosta, colpendo infrastrutture civili e obiettivi militari indistintamente. Il rischio concreto è che la Siria post-Assad rompa con l’Asse della Resistenza e si avvii verso una normalizzazione che ignora completamente i diritti e le sofferenze del popolo palestinese.

Una Siria che tratta con Israele mentre Gaza brucia, rischia di legittimare l’occupazione e di isolare ulteriormente i palestinesi, già abbandonati da una comunità internazionale silente. Il tutto mentre Tel Aviv si presenta come “protettore dei drusi” a Sweida e ottiene concessioni diplomatiche senza dare nulla in cambio.

Le trattative sono ancora in fase iniziale, ma l’apertura di un canale diretto tra Damasco e Gerusalemme segna un cambiamento profondo negli equilibri mediorientali, che potrebbe avere conseguenze gravissime per la causa palestinese e per l’intero assetto della resistenza arabo-islamica.

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