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Discutere le idee, non chi le porta avanti
di
Paolo Mossetti
Per onestà intellettuale va notato come anche la scrittrice Edith Bruck dica, in modo più elegante, cose in buona sostanza sovrapponibili a quelli dette da Giuseppe Conte all'indomani dell'omicidio dei due israeliani a Washington:
«Netanyahu sta provocando uno tsunami di antisemitismo, perché tutti identificano gli ebrei con il governo israeliano, ma la maggioranza degli ebrei e degli israeliani non è assolutamente d’accordo con il governo Netanyahu. I soldati a Gaza dovrebbero ribellarsi e non eseguire gli ordini disumani. Se sento nominare parole come “pulizia etnica” mi viene un dolore allo stomaco. So che cosa vuol dire essere deportati».
Conte (per il quale sia chiaro chi scrive non prova alcuna simpatia politica) aveva detto: «Questo genocidio alimenta una spirale di odio nel mondo anche contro chi non c'entra nulla». E anche secondo la vice-presidente della commissione UE, Teresa Ribera, l'attentatore di Washington si è «fatto giustizia da solo».
Il tema in tutti e tre i casi è la radicalizzazione causata dall'impunità israeliana.
Cosa succede nel caso di Bruck, intellettuale sopravvissuta all'Olocausto, che pure all'inizio della guerra si era mantenuta su posizioni conservatrici? Che l'indignazione meccanica della galassia "terzopolista", "centro-liberale" non può scattare.
Per questo le parole di Bruck sono importanti. Impariamo a discutere le idee, non chi le porta avanti.
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