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Sabotare verità e giustizia in nome di una presunta pace
di
Alessandro Ferretti
La folle proposta rilanciata da Repubblica di sfilare contro il genocidio sotto la medesima bandiera israeliana simbolo del genocidio stesso mostra plasticamente quanto il “riposizionamento” dei media contro Netanyahu sia strumentale gattopardesco: un cambiamento tattico affinché tutto rimanga com’è, per seppellire un anno e mezzo di crimini inenarrabili (ancora in pieno svolgimento) sotto l’etichetta “Netanyahu” e rifare una verginità a uno stato che sta perpetrando un genocidio affinché possa proseguire con occupazione e apartheid.
Dopo un anno e mezzo di atrocità inenarrabili, la bandiera israeliana è indelebilmente e irrimediabilmente intrisa del sangue di centinaia di migliaia di innocenti versato da un esercito di fanatici genocidi che le ha giurato fedeltà eterna.
Sono troppi i crimini commessi in suo nome, troppe immagini atroci sono ormai indissolubilmente legate a quel pezzo di stoffa sventolato con fierezza assassina da dei massacratori seriali di bambini.
Edith Bruck non lo capisce perché continua a non aver fatto i conti con i terribili crimini perpetrati dallo stato con quella bandiera negli ultimi 77 anni, ma il mondo civile di fronte a quel telo prova solo orrore, repulsione e disgusto.
Prendiamone atto: la bandiera israeliana è diventata come la bandiera della Confederazione schiavista americana, come la bandiera della Germania nazista, come la bandiera italiana con lo stemma sabaudo: un simbolo di suprematismo folle e assassino, che va semplicemente abolita.
Chi, come Repubblica, cerca di negare tutto questo invitando a sventolarla addirittura come simbolo di pace lo sa benissimo, e avanza questa proposta solo perché vuole seminare divisioni e sabotare gli sforzi dal basso per la cessazione della strage, per la punizione dei responsabili e per rendere finalmente piena giustizia ai palestinesi con la fine dell’occupazione e dell’apartheid.
Oggi come ieri, Repubblica continua ad essere complice del genocidio.
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