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26 maggio 2025
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Milano: polemica per il sudario
di Marilina Mazzaferro

Mi inserisco brevemente nella diatriba dei sudari solo per segnalare che la comunità ebraica milanese si è sentita offesa dal sudario esposto alla finestra di Palazzo Marino dal sindaco Sala . Ha chiesto la par condicio, ha fatto sapere che in questo modo non rappresenta il sindaco di tutti.

Sì, perché c'è una parte della popolazione che è favorevole al genocidio, e merita anch'essa di essere rappresentata, e che diamone!

Dopo due anni di silenzio assenso da parte di tutte le istituzioni, di giustificazioni e di sostanziale adesione del primo cittadino milanese e della politica al gran completo allo sterminio in atto, una pezza bianca - simulacro di una indignazione ipocrita e tardiva, che ha il sapore della beffa crudele - ha fatto saltare gli scopertissimi nervi della quinta colonna israeliana in Italia.

E quindi immagino che, rimossa in fretta e furia la paraculata di sostegno alla Palestina, tirato un sospiro di sollievo per il molare cavato, Sala si industrierà immantinente per accontentare gli apologeti dello stato genocida, esponendo, che so, modellini di carri armati, la mise dell'ultimo concerto di Noa o la cravatta di Mileikowsky, boh. Di certo non la bandiera simbolo dell'ultimo colonialismo legalizzato sulla terra e ormai sputtanata in ogni consesso civile come poche altre cose al mondo. Dopo una permanenza di quasi due anni in tutte le sedi istituzionali, anche basta.

Attendo la mossa del cavallo da parte di Sala. Sono certa che anche stavolta non mi deluderà.

Una parola sulla diatriba sudario sì sudario no.

È una questione non decisiva, amici cari. Anzi, di lana caprina.
Al netto di chi abbia ideato l'iniziativa, che non conosco né desidero conoscere.
Chi voglia lo esponga, chi non voglia non lo esponga. Purché sia la prima azione che la seconda non siano scelte dettate dal conformismo social o dal disinteresse totale per il genocidio in corso.

Il sudario non è simbolo di Palestina, che è vita, ma è simbolo di genocidio, che è morte.

Non c'è da offendersi, né dell'esposizione né della mancata esposizione.

Vi assicuro che i palestinesi hanno ben altro di più urgente ed importante a cui pensare. E a loro sta bene tutto, ma proprio tutto, purché il mondo continui nell'intifada globale di cui sta dando prova.

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