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Etica di guerra
di
Rossella Ahmad
Ciò che meno mi risulta comprensibile allo stato attuale è la ferrea e continuativa aderenza dei resistenti palestinesi ai più solidi principi dell'etica di guerra in un frangente di sterminio deliberato di un intero popolo.
La quale cosa, per carità, è encomiabile e lodevole, ma qualora tu sia costretto a confrontarti con un nemico infido, per il quale non esistono limiti né principi morali, diventa controproducente.
Da quando israele ha cominciato l'invasione di terra della striscia di Gaza, vediamo spesso brevi filmati, girati per lo più dalla stessa resistenza, i quali mostrano elicotteri che atterrano sull'area in cui si trovino feriti israeliani per portarli in salvo.
La Resistenza filma cioè le conseguenze di una sua legittima azione di resistenza - i feriti che lasciano il territorio gazawi a bordo dei velivoli - e ritiene esaurita la stessa nel momento in cui vi siano vittime.
Nell'etica di guerra islamica, infatti, è severamente proibito colpire feriti e soccorritori, che, come i prigionieri, sono titolari di uno speciale status di protezione.
Non esiste quindi il concetto del fine che giustifica i mezzi. I mezzi devono essere comunque leciti, seppure il fine, nobilissimo, sia quello della liberazione della propria terra.
Un po' come l'osservazione, assai giusta, letta qualche giorno fa a proposito dell'arma atomica. La differenza tra Iran ed israele in questo caso è che il primo non prende in considerazione l'opzione nucleare, in quanto arma di distruzione di massa indiscriminata che uccide soprattutto i civili e gli innocenti, mentre il secondo - lo abbiamo sentito invocare da più parti all'interno di quella società allo sfascio e anche, purtroppo, visto accadere - considera necessario uccidere soprattutto i bambini per impedire l'avvento di nuove generazioni.
Chirurghi internazionali di ritorno da Gaza hanno rilevato la particolarità agghiacciante che contraddistingue questo genocidio da altri teatri di guerra in cui avevano operato in precedenza: i bambini qui vengono colpiti deliberatamente, con spari indirizzati alla testa ed al petto.
Nonostante ciò, la società palestinese e la sua Resistenza conservano un'umanità da cui non riescono a prescindere.
La favoletta us/raeliana del "terrorismo islamico" è stata creata a tavolino per obiettivi strategici inconfessabili di conquista e dominio. Quando sentite parlare di ciò, sappiate in che direzione guardare.
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