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Sul banco degli imputati
di
Rossella Ahmad
Lo scorso mese di maggio ero piuttosto scettica sulla Corte Internazionale dell'Aja e manifestai tutta la mia perplessità dinanzi alla decisione dei giudici di scegliere pochi capri espiatori e solo quelli. In particolare, il polacco Mileikowsky ed il suo conterraneo Gallanti, il nazista col piglio da nazista che aveva sigillato Gaza all'indomani del 7 di ottobre, condannando alla fame ed alla sete un'intera popolazione.
E scrissi:
"Mi sarebbe invece piaciuto che avesse così deliberato:
Sul banco degli imputati non ci sarà nessuna persona fisica.
Sul banco degli imputati ci sarà l'occupazione e la colonizzazione, incancrenitesi nel corso di settant'anni di orrore per mezzo e per mano di un'intera catena di comando, che va da ogni individuo che abbia avuto un ruolo nella stessa fino all'ultimo colono di insediamento che ha occupato ed occupa terre e case palestinesi, in flagrante violazione di ogni legge e di ogni dignità umana.
Sul banco degli imputati ci sarà tutta la classe politica e dirigenziale israeliana dal 1948 ad oggi, che ha defraudato un intero popolo della sua vita, dei suoi averi, della sua libertà e della sua dignità.
I palestinesi non erano d'accordo sulla cessione della loro terra ad altri, e ciò che è avvenuto è una violazione grave del diritto di autodeterminazione dei popoli, di cui sono responsabili le agenzie deputate al rispetto di tale diritto.
Sul banco degli imputati ci sarà la comunità internazionale che, per settant'anni, ha fatto orecchie da mercante di fronte al grido di dolore che si levava dalla Palestina insanguinata; che ha chiuso gli occhi dinanzi ai figli di quella terra assassinati, vilipesi e violati. Dimenticati negli anni di piombo successivi alla farsa di Oslo. Resi invisibili. Fantasmi di cui nessuno si occupava più. Inutili, fastidiosi.
Fino al sette di ottobre. Fino alle catene spezzate. Fino alla data che ha risvegliato il mondo dal sonno profondo in cui era piombato. Il grido degli oppressi si è fatto sentire. Con tutta la forza e la rabbia, ma anche l'umanità, di decenni di sofferenza inascoltata.
Ecco, signori, chi siederà sul banco degli imputati, anzi dei colpevoli.
E, per quello che concerne la resistenza: essa è figlia del suo popolo. Ne è madre e padre. Un popolo sotto occupazione è indissolubilmente legato ad essa, ne è espressione e manifestazione. Ed è essa è il suo simbolo ed il suo orgoglio. Senza resistenza il popolo muore. Senza resistenza l'occupazione dilaga. È legge umana e divina.
Il crimine originale, da cui tutto nasce e che tutto soffoca, è l'occupazione.
Ed essa siederà sul banco degli imputati.
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