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Maggioranza israeliani: attacco a Gaza copertura politica per Netanyahu
di
Mauro W. Giannini
Quasi 20 mesi dopo il 7 ottobre 2023, la guerra di Gaza di Israele ha raggiunto un punto critico, sostiene l'ex Primo Ministro Ehud Barak in un articolo d'opinione pubblicato dal Financial Times.
In una critica tagliente, Barak denuncia la continuazione della guerra come un "disastro strategico", esortando la leadership israeliana a perseguire urgentemente chiarezza politica e responsabilità morale.
Barak propone due scelte: raggiungere un accordo che garantisca il rilascio di tutti i prigionieri rimasti e ponga fine alla guerra, oppure continuare a perseguire quella che definisce l'illusione di una "vittoria totale" su Hamas con la forza militare. Avverte che la ripresa dei combattimenti a Gaza non solo è inutile, ma mette in pericolo i prigionieri rimasti e aggrava la catastrofe umanitaria nella Striscia.
Barak sostiene che raggiungere un accordo sui prigionieri servirebbe in modo schiacciante "l'interesse nazionale di Israele". Riporterebbe a casa i prigionieri, fermerebbe la distruzione, attenuerebbe la crisi umanitaria a Gaza e aprirebbe prospettive per una "diplomazia regionale". Egli immagina un futuro in cui "Israele" potrebbe impegnarsi in iniziative come "la normalizzazione delle relazioni con l'Arabia Saudita e la partecipazione al corridoio economico India-Medio Oriente-Europa".
Ma il suo punto di vista è condiviso anche da molti israeliani: un nuovo sondaggio d'opinione trasmesso da Channel 12 ha rivelato che la maggioranza percepisce il Primo Ministro Benjamin Netanyahu più interessato a preservare il proprio potere politico che a raggiungere obiettivi nazionali cruciali, come vincere la guerra o ottenere il rilascio dei prigionieri.
Alla domanda su quale fosse l'obiettivo principale di Netanyahu, il 55% degli intervistati ha indicato la sua intenzione di rimanere al potere. Al contrario, il 36% ha affermato che il suo obiettivo principale è il rilascio dei prigionieri, mentre il 9% è rimasto indeciso. Quando la domanda è stata riformulata per sostituire l'obiettivo dei prigionieri con "vincere la guerra", i risultati sono rimasti pressoché invariati, rafforzando la percezione di un interesse politico personale.
Per quanto riguarda il prolungato ritardo nel raggiungimento di un nuovo accordo sui prigionieri, il 53% ha attribuito la mancanza di progressi a motivazioni politiche. Solo il 38% ha ritenuto che ci fossero ragioni legittime per il ritardo, mentre il 9% ha espresso incertezza.
Il sondaggio ha anche misurato la risposta del pubblico alla recente conferenza stampa di Netanyahu. Un netto 62% degli intervistati ha dichiarato di non essere convinto dalle sue affermazioni, mentre il 34% ha affermato di esserlo. Il restante 4% si è detto incerto.
Nel contesto dello scandalo Qatargate in corso che coinvolge i principali collaboratori di Netanyahu, presumibilmente attivi nell'interesse del Qatar, il 58% degli intervistati ha dichiarato di non credere all'affermazione di Netanyahu secondo cui non era a conoscenza delle loro azioni. Al contrario, il 30% ha affermato di credergli, mentre il 12% si è detto incerto. Tra gli elettori che sostengono la coalizione di governo, il 58% ha accettato la versione dei fatti di Netanyahu, mentre il 27% ha espresso dubbi.
La metà degli intervistati ha affermato di credere che l'attuale governo potrebbe tentare di annullare le prossime elezioni del 2025 con il pretesto di un'emergenza nazionale. Tuttavia, il 35% ha respinto tale possibilità come improbabile.
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