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23 maggio 2025
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Israele espelle i dissidenti dalle istituzioni
di Leandro Leggeri

IL DEPUTATO AYMAN ODEH CACCIATO DALLA KNESSET PER AVER DENUNCIATO I MASSACRI A GAZA

In una scena che ha sollevato indignazione e acceso il dibattito sull’agibilità democratica in Israele, il deputato arabo-israeliano Ayman Odeh è stato brutalmente espulso dal podio e poi dall’aula della Knesset dopo aver pronunciato un discorso di forte condanna contro le operazioni militari israeliane a Gaza.

Odeh, storico esponente della Lista Araba Unita, ha definito le azioni dell’esercito israeliano nella Striscia come “omicidi di massa” e ha parlato apertamente di “massacro”, denunciando l’alto numero di vittime civili palestinesi, molte delle quali donne e bambini. Le sue parole, coraggiose e dirette, sono state accolte da grida di protesta e insulti da parte di alcuni parlamentari sionisti, che ne hanno immediatamente chiesto la rimozione.

La presidente della Knesset, rispondendo alla pressione politica, ha ordinato l’espulsione immediata di Odeh, che è stato accompagnato con la forza fuori dall’aula da personale di sicurezza.

L’episodio evidenzia, ancora una volta, le crescenti difficoltà per le voci dissidenti all’interno del sistema politico israeliano, specialmente quando si osa contestare la narrativa ufficiale sulla guerra a Gaza. Il gesto di Odeh rappresenta una rara presa di posizione morale in un contesto sempre più dominato dal silenzio o dalla complicità.


L'UFFICIALE YAIR GOLAN CACCIATO DALL'ESERCITO PER AVER DETTO LA VERITÀ SU GAZA

In un gesto che sta suscitando scalpore e indignazione, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato l’esclusione dell’ex vice capo di stato maggiore Yair Golan dal servizio di riserva dell’esercito. Golan, ora leader del partito di sinistra “I Democratici”, non potrà più indossare l’uniforme né accedere alle basi militari.

La decisione arriva dopo che Golan ha duramente condannato l’operato del governo Netanyahu nella Striscia di Gaza, dichiarando pubblicamente che Israele “uccide bambini come hobby”. Una frase forte, che ha aperto uno squarcio sul crescente dissenso interno contro la guerra e sulla complicità delle istituzioni militari nei massacri quotidiani perpetrati ai danni dei civili palestinesi.

Mentre l’establishment politico israeliano – da Netanyahu al capo di stato maggiore Eyal Zamir – condanna le parole di Golan, molti attivisti per i diritti umani e voci della società civile vedono in lui uno dei pochi ufficiali disposti a rompere il silenzio su ciò che accade realmente a Gaza.

La repressione del dissenso in Israele tocca ora anche chi ha servito ai vertici dell’esercito, segno che ogni voce critica rischia di essere silenziata, soprattutto se osa parlare delle vittime palestinesi. La verità, però, filtra. E anche all’interno delle stesse strutture di potere, qualcuno non accetta più di restare complice.

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