Marocco ospita israeliani che uccisero i 15 paramedici a Rafah
di Leandro Leggeri

Mentre l’indignazione internazionale cresce per i crimini commessi a Gaza, il Marocco tende la mano all’esercito israeliano, accogliendo la controversa unità Golani nelle esercitazioni African Lion 2025. Un gesto che pesa come un tradimento.

Questa unità d’élite è accusata del brutale massacro di Rafah del 23 marzo 2025, in cui 15 operatori umanitari palestinesi, tra cui paramedici della Mezzaluna Rossa, personale della Protezione Civile e un funzionario delle Nazioni Unite, sono stati deliberatamente uccisi. Ambulanze colpite a sangue freddo, vittime trovate con le mani legate e colpi d’arma da fuoco a distanza ravvicinata: crimini che secondo numerosi esperti rientrano nella definizione di esecuzioni extragiudiziali e crimini di guerra.

A seguito delle indagini, tra cui una scioccante inchiesta di The Guardian, è emerso che le ambulanze erano chiaramente identificate e con le luci d’emergenza attive. Tuttavia, l’IDF ha cercato di insabbiare l’accaduto, giustificando l’attacco come un “errore tattico”, salvo poi prendere provvedimenti minimi e simbolici dopo la diffusione di un video che documentava l’attacco.

Nonostante queste prove schiaccianti, l’unità Golani continua a essere accolta con tutti gli onori in esercitazioni militari internazionali, fianco a fianco con truppe marocchine, europee e statunitensi. Per il popolo palestinese, e per le famiglie degli operatori umanitari uccisi, questa collaborazione è un oltraggio alla giustizia e alla memoria delle vittime.

La società civile e i movimenti per i diritti umani denunciano con forza la complicità crescente di governi arabi come quello marocchino, che preferiscono il prestigio delle manovre militari occidentali al sostegno del popolo palestinese sotto occupazione.

La partecipazione del Marocco a esercitazioni con un'unità macchiata di sangue innocente segna un momento buio nella solidarietà e alimenta la sensazione di isolamento che vive oggi Gaza.

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