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Eurovision: la Spagna sfida le regole e si schiera con Gaza
di Vitoria Sobral
Ancora una volta la Spagna ha preso una posizione e informato gli spettatori sulla vicenda di Gaza. La televisione spagnola ha infatti sfidato la sanzione minacciata dall'Unione Europea di Radiodiffusione (UER) in caso l'emittente avesse nuovamente fatto precedere la trasmissione dell'Eurovision Song Contest da un riferimento alla Palestina.
Anzi, il messaggio "Di fronte ai diritti umani, il silenzio non è un'opzione. Pace e giustizia per la Palestina" è stato trasmesso sia in Spagnolo che in Inglese, affinché potesse essere compreso da tutti i telespettatori.
In una puntata precedente, la TV spagnola aveva ricordato la richiesta (non accolta) della Spagna di valutare l'esclusione di Israele dal festival ricordando le oltre 50.000 vittime civili, di cui 15.000 bambini.
Successivamente, alla concorrente israeliana, Yuval Raphael, era stato invece consentito citare la sua dichiarata esperienza di sopravvissuta all'attacco di Hamas del 7 ottobre, fatto che ha suscitato le critiche degli spagnoli per il doppio standard.
Anche altre delegazioni, come Islanda, Irlanda e Slovenia, avevano chiesto ufficialmente di riflettere sulla partecipazione di Israele alla competizione canora mentre la televisione pubblica delle Fiandre (Belgio) aveva sostenuto la richiesta di RTVE di un dibattito e poi ha inserito un messaggio a sostegno della Palestina nella trasmissione della prima semifinale.
Una petizione sottoscritta da 80 artisti partecipanti a varie edizioni del festival chiedeva all'EBU di espellere Israele dall'Eurovision, affermando che esso era usato come "strumento per coprire crimini contro l'umanità".
Già lo scorzo anno la partecipazione di Israele all'evento, che si teneva in Svezia, aveva suscitato critiche e lettere di protesta.
Varie manifestazioni con decine di migliaia di partecipanti da tutta Europa si svolsero davanti al Ministero degli Esteri svedese e a Malmö, dove era previsto il festival, per chiedere il boicottaggio di Israele.
"L'anno scorso la Russia è stata esclusa dall'organizzazione a causa della guerra in corso tra Russia e Ucraina, ma quest'anno l'inclusione del genocida Israele è ipocrita", osservarono in una dichiarazione i manifestanti. Argomento richiamato anche quest'anno ma respinto con giustificazioni inconsistenti.
Il direttore dell'Unione europea di radio diffusione (EBU) aveva infatti affermato all'epoca che il compito di confrontare i diversi conflitti nel mondo non rientra nella competenza della sua organizzazione.
Quest'anno, invece, è stato detto che vi sono le linee guida del Festival che "vietano dichiarazioni politiche che potrebbero compromettere la neutralità del concorso". Ma, come si è visto, per la concorrente israeliana, che fra l'altro ha ricevuto tanti voti da arrivare seconda, la supposta neutralità non è stata rispettata.
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