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18 maggio 2025
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Avremmo dovuto fare di più per Gaza
di Rossella Ahmad

L'uomo torturato dai propri demoni interiori si vendica sempre, insensatamente, contro i suoi vicini di casa, scrisse Kafka.

Non c'è più molto da dire. È stato detto tutto quello che si poteva in oltre diciotto mesi di orrore, abbiamo tentato di fare tutto quello che fosse umanamente possibile, nei limiti della nostra impotenza e del nostro grande dolore. Manifestazioni, a partire da ottobre ' 23 - Napoli, Roma, ovunque. Contatti, con Gaza e con la Cisgiordania. Condivisioni, letture, appelli, missive in ogni dove.

La propria persona quasi offerta in sacrificio per il sollazzo di un branco di disagiati sul web. Traduzioni, video, post. Ogni ora del giorno e della notte impegnata per tentare di svegliare i dormienti, per scuoterli dal loro indecente torpore. Donazioni sempre più ravvicinate per tentare di salvare il salvabile. I bambini di Gaza, le domeniche pomeriggio con loro, con le madri e con i padri in videochiamata. Fiumi di parole. Tutto inutile.

E mi tormenta il dubbio atroce che avrei potuto fare di più. Avremmo dovuto fare di più.

Il progetto di mettere fine alla questione palestinese - più forte di tutti noi messi assieme - era già stato predisposto da molto tempo, gli accordi sotto banco già stipulati, i servizi segreti già tutti allertati - ricordatevi dell'incontro tra agenti del Mossad e servizi segreti italiani con annesso incidente mortale nel Lago Maggiore, 28 maggio 2023, pochi mesi prima dell'inizio del genocidio a Gaza, e su cui calò una coltre di silenzio inspiegabile da parte dei media - persino il canovaccio della farsa trash già ben abbozzato. Tutti gli attori già pronti ed in riga.

Occorreva solo attendere la mossa, una qualsiasi, della Resistenza di Gaza per dare fuoco alle polveri. Sbarazzarsi per sempre del problema palestinese, prospettiva allettante non solo per l'entità sionista. Nella penisola arabica smaniavano da anni per fare affari in santa pace, senza più dover rendere conto della propria inettitudine, con il bullo del quartiere ed il suo paparino. Alla faccia dei nemici. Con nemici di tale fatta i progettisti della grande israele potevano dormire sonni tranquilli.

By the way, con la debunkerizzazione immediata della farsa trash del rave party, ad esempio, ho perso più di un'amicizia e me ne compiaccio. Sì defilarono come conigli al primo confronto serio, salvo poi richiedermi un contatto che giammai riconcederei. Troppe perle ai porci. Col tempo forse hanno avuto modo di capire.

Tutti hanno capito. Ci è voluto un'infinità di orrore, però, affinché la bandiera della Palestina fosse sventolata da gente come Fratojanni. Carne umana e sangue in grande quantità. E così, nei piani alti cominciano a riposizionarsi, ma fuori tempo massimo. Non illudiamoci che si tratti di un'improvvisa folgorazione sulla via di Damasco. Sapevano già cosa accadesse e cosa accadrà in Palestina, ma hanno taciuto, come codardi.

Di più: hanno offerto copertura ad un crimine orrendo, in molti casi ne hanno fatto apologia. Ed ora temono che il loro oscuro nome resti per sempre associato a questa carneficina immane. Imbrattato perpetuamente.

Nei piani bassi invece tutto resta più o meno com'era. Chi ha taciuto, continua a tacere. Mi congratulo per la coerenza, almeno quella non gli fa difetto. Chi ha oscenamente definito guerra l'assalto di sette armate coloniali contro il popolo più solo della terra avrà modo di pentirsene. E chi se ne è allegramente fottuto probabilmente si ricorderà di Gaza quando questo mondo sarà diventato un enorme campo profughi.

Signore, non perdonarli mai, perché sapevano quel che facevano.

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