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15 maggio 2025
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Fare parti uguali fra diseguali
di Rossella Ahmad

È in atto un riposizionamento notevole, come avevamo previsto molto tempo fa. Mi chiedevo allora in quale anfratto avrebbero nascosto la faccia i tanti apologeti dell'entità sionista, quelli che la storia comincia il sette di ottobre, quelli sempre pronti a dare addosso alla vittima e a trovare giustificazioni per il carnefice, quelli del genocidio certamente no, e via così.

Ovviamente non l'hanno nascosta in nessun anfratto. Hanno snasato l'aria che tira, hanno compreso che continuare a sostenere l'entità genocida avrebbe verosimilmente potuto danneggiarli in qualche modo e, del resto gli occhi ce li hanno pure loro, hanno guardato con più attenzione. Oramai, è tosta fingere di essere cecati.

Anche in questo caso vi è una differenza minima ma percettibile tra i destri e i sinistri, che non c'entrano nulla con la destra e la sinistra per come le conoscevamo ma sono una evoluzione terminale del macchiettismo sia della destra che della sinistra.

I destri, parvenu della cosa pubblica, hanno compreso a loro volta il macello che va in onda in Palestina, ma sostanzialmente continuano a non fottersene nulla e vanno avanti per la loro strada, quella perseguita finora. La coerenza prima di tutto, e io speriamo che me la cavo.

I sinistri, invece, più scafati e più addentro alle magagne di questo mondo per esserne sopravvissuti ad innumerevoli, stanno tentando di defilarsi da una narrativa che li inchioda alle loro responsabilità: legalmente e moralmente. Ne vedo sempre di più, impegnatissimi in un'inversione ad U del pensiero che mi perplime assai.

Forse esagero. Si tratta in realtà del minimo sindacale che ti aspetteresti da chi utilizzi il termine "sinistra" ed abbia sinora appoggiato l'aggressione coloniale di un avamposto imperialista nel centro del mondo arabo e la pulizia etnica dei nativi pellerossa style.

Formigli, ad esempio. Notevole che parli oggi di genocidio per fame a Gaza ferma restando la sua completa ottusagine dinanzi al mistero della resistenza palestinese. Terrorismo, dice lui. Anche questo il minimo sindacale per continuare a guadagnarsi la pagnotta.

E pogrom. E qui lo schifo ci sta tutto. Perché pogrom è un termine che in questo contesto non c'entra per niente. Dicesi pogrom, Riccà, la persecuzione motivata da odio etnico/religioso contro una minoranza, come quelli in uso nell'Europa che fu. E quando gli ebrei subivano i pogrom, in Medioriente si rifugiavano, accolti e protetti. Cosa c'entra la Palestina, che è un territorio occupato che resiste da cento anni ad un colonialismo di stanziamento e sostituzione etnica, con i pogrom? Spiegami, so' tutta orecchi.

Torno al terrorismo. E qui ci sta non solo lo schifo, ma anche l'esasperazione di fronte ad un continuo rimescolamento delle carte. Non voglio ritornare sulla legge internazionale che ammette la lotta armata di un territorio sotto occupazione - una delle più lunghe e cruente della storia - e bla bla bla

Ti parlo della resistenza, e di Hamas, questi sconosciuti.

Che sia Resistenza non c'è dubbio. Finito nella lista nera europea solo per le massicce pressioni di Israele all'indomani di un provvidenziale 11 settembre. Figurati, Riccà. Israele e stati uniti che dettano l'agenda su chi sia terrorista e chi no. Loro, che del terrorismo contro popoli innocenti ne hanno fatto modus operandi se non vivendi. Debbo sottolinearti che per i tre quarti del mondo al di fuori dell'oscena bolla occidentale di resistenza si tratti, e della più nobile specie?

Una Resistenza intelligente e pragmatica, inoltre, che possiede una visione. Prima del 7 ottobre, Hamas si era espresso a favore di una tregua a lungo termine con Israele e di una risoluzione permanente del conflitto sulla base della giustizia e della legalità internazionale.

Più volte aveva dichiarato che Hamas avrebbe ritenuto vincolante il ritiro di Israele all'interno delle frontiere pre-1967, aprendo di fatto alla soluzione dei due stati. La modifica dello statuto del 1988 testimonia senza alcun dubbio questa precisa volontà del gruppo dirigente di pragmatizzare la questione palestinese, di porsi obiettivi concreti e più facilmente - così pensavano - perseguibili.

La storia ha poi dimostrato che si trattava di un calcolo errato e che l'unica opzione sul tavolo per il mondo era quella israeliana.

Negli ultimi quindici anni sono state almeno sette le aperture che Hamas ha fatto in questo senso, tutte ignorate da Israele e dal suo sponsor imperiale.

Quindi anche basta. Basta spaccare il capello in quattro in una situazione di totale squilibrio rispetto ad ogni parametro possibile.

Diceva don Lorenzo Milani: "non c'è nulla che sia più ingiusto quanto fare parti uguali tra diseguali".

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