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Chi ha ucciso Giorgiana Masi?
di David Cappellini
Il 12 Maggio del 1977 moriva a Roma per un colpo di pistola sparato da ignoti, la studentessa Giorgiana Masi, di 19 anni.
L'omicidio avvenne durante una manifestazione non autorizzata organizzata dai radicali e appoggiata dalla frange della sinistra radicale. In quella giornata ci furono scontri tra membri dell'Autonomia Operaia e la polizia, ritratta in alcune foto pubblicate postume, intenta ad infiltrare agenti in borghese nella manifestazione, che, a detta di molti testimoni, avrebbero poi sparato ad altezza d'uomo. Gli autori dell'omicidio non sono stati mai trovati e le versioni contrastanti hanno complicato la ricerca giudiziaria della verità.
Per Pannella e la sinistra radicale furono gli agenti in borghese che sparavano ad altezza d'uomo ad uccidere la Masi, per la polizia e l'allora ministro dell'interno Cossiga, furono gli extraparlamentari, per un puro errore. Anni dopo Cossiga, sempre molto reticente e fuorviante come suo costume, disse che il colpevole era il fidanzato della Masi, che sparando contro agli agenti, l'aveva colpita per errore, facendo leva su un tentativo di suicidio dello stesso, come atto di pentimento.
Ovviamente Cossiga era un maestro nel tessere trame, depistare e insabbiare cospargendo la ricerca della verità di veleni. Fatto sta che il colpevole non è mai stato individuato e che l'atto dell'uccisione ha tutto il crisma della "strategia della tensione", con lo stato che non autorizza una manifestazione pacifica, la rende violenta infiltrando agenti provocatori e causa il morto innocente che chiama alla repressione conseguente.
È una speculazione strumentale la mia? Non credo. Ecco cosa dichiarava Cossiga anni dopo, durante una sollevazione studentesca contro la riforma della scuola Gelmini: "In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito (…) Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì".
Uno che la pensa così avrebbe da Ministro dell' Interno, forse esitato a far sparare gli agenti ad altezza d'uomo? Sapere che questo mascalzone ha fatto il PdC, il Ministro e il PdR, in frangenti delicati in cui la nostra fragile democrazia se l è cavata per il rotto della cuffia, mi terrorizza e mi indigna.
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