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Borrell esterna e Kallas risulta inadeguata
di Paolo Mossetti
Josep Borrell, ex vicepresidente della Commissione Europea, scrive cose che erano state largamente anticipate dai pacifisti due anni fa, ma che sono state espulse per mesi dal dibattito in Germania, rimaste tabù in Italia in buona stampa di centrosinistra (condizionata in politica estera dalla galassia degli ex Radicali e dell'atlantismo rígido) e usate dal pappagorgismo dominante per accusare tanti democratici di antisemitismo.
Parla, il socialista Borrell, apertamente di genocidio:
«Sappiamo tutti cosa sta succedendo lì, e abbiamo tutti sentito gli obiettivi dichiarati dai ministri di Netanyahu, che rappresentano chiare dichiarazioni d’intento genocida. Raramente ho sentito il leader di uno Stato esporre in modo così esplicito un piano che rientra nella definizione legale di genocidio.»
Se la prende con l'Europa di von der Leyen e Kallas, che «ha le capacità e i mezzi non solo per protestare contro ciò che sta accadendo, ma anche per influenzare il comportamento [di Israele]. Ma non lo sta facendo. Forniamo la metà delle bombe che cadono su Gaza».
È "la più grande operazione di pulizia etnica dalla seconda guerra mondiale" quella che sta avvenendo a causa di un alleato di ferro dell'UE nonché l'appaltatore della cybersecurity italiana.
Parole certo tardive, che arrivano a danno fatto da una figura politica che ha avuto un ruolo prominente al fianco di Von der Leyen. Ma che allargano il campo di cosa si può dire in pubblico, e sottolineano l'inadeguatezza culturale dell'attuale alto Rappresentante UE.
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