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Accordo di Trump con gli Houthi all'insaputa di Tel Aviv
di Giacomo Gabellini
Recentissimamente, il presidente Donald Trump ha annunciato la conclusione delle operazioni militari statunitensi contro lo Yemen che si protraevano ormai da sette settimane, a seguito della “capitolazione” degli Houthi.
Questa, per lo meno, è la ricostruzione formulata dall’inquilino della Casa Bianca, secondo cui il gruppo yemenita avrebbe assunto l’impegno a «non colpire più le navi nel Mar Rosso: questo era lo scopo del nostro lavoro».
L’intesa è stata confermata dai mediatori omaniti, che hanno tuttavia fornito dettagli altamente significativi. L’accordo impedirebbe a entrambe le parti di prendersi reciprocamente di mira, vincolando così gli Houthi a garantire l’incolumità dei navigli statunitensi – e forse europei – in transito nelle acque del Mar Rosso e dello Stretto di di Bab al-Mandab come contropartita per la cessazione dei bombardamenti Usa.
L’intesa giunge in concomitanza con l’annuncio relativo alla ripresa dei negoziati tra Washington e Teheran incentrati sulla questione del nucleare iraniano, e nell’imminenza del tour diplomatico del presidente Trump nella penisola araba.
Potrebbe quindi scaturire dalla volontà sia statunitense che iraniana di stemperare le tensioni in vista dei negoziati, dopo le uscite del segretario di Stato Marco Rubio secondo cui l’unica via a disposizione dell’Iran per scongiurare il conflitto consisterebbe nell’interrompere il sostegno agli Houthi; interrompere la costruzione di missili a lungo raggio e interrompere l’arricchimento dell’uranio.
Va tuttavia considerato che, come spiegato dall’esponente verticistico del Consiglio Politico Supremo degli Houthi Mahdi al-Mashat, l’intesa appena siglata con gli Stati Uniti non contempla alcuna cessazione delle attività militari dirette contro Israele, che nei giorni corsi è stato nuovamente colpito con un missile balistico.
La specificazione di al-Mashat conferisce all’intesa appena raggiunta tra l’amministrazione Trump e gli Houthi un significato particolare, perché denota un evidente disallineamento tra gli interessi statunitensi e israeliani.
Non a caso, ha rivelato al «Jerusalem Post» in base alle confidenze rese da un alto funzionario israeliano, la classe dirigente di Tel Aviv non era stata nemmeno informata dell’intesa.
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