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08 maggio 2025
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Mentre il mondo sta a guardare (libro)
di Andrea Battantier *

Il libro "Mentre il mondo stava a guardare" di Silvana Arbia, magistrato italiano che ha lavorato come procuratrice presso il Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda (TPIR), rappresenta una testimonianza cruciale sul genocidio del 1994, in cui circa 800.000 Tutsi e Hutu moderati furono massacrati in soli 100 giorni.

Il libro esplora non solo le dinamiche storiche del genocidio, ma anche la sua sconcertante attualità in un'epoca segnata da nuovi conflitti etnici, nazionalismi estremi e l’inerzia della comunità internazionale.

Dal punto di vista psicologico, il genocidio ruandese fu reso possibile da un sistematico processo di indottrinamento e deumanizzazione.

La propaganda hutu, diffusa attraverso radio (come la famigerata RTLM) e media, dipinse i Tutsi come "scarafaggi" (inyenzi), un termine che facilitò la loro eliminazione fisica.

La rimozione dell'empatia verso le vittime fu essenziale per mobilitare i perpetratori (Teoria della disumanizzazione, Bandura, 1999). L’attualità di questo meccanismo è evidente oggi in contesti quali la sottrazione di legittima terra, la cosiddetta Gazza Ladra.

Il genocidio ruandese affonda le radici nel colonialismo belga, che istituzionalizzò la divisione tra Hutu e Tutsi attraverso carte d’identità etniche, trasformando differenze socio-economiche in antagonismo razziale. Secondo la Teoria del conflitto (Coser, 1956), le élite al potere strumentalizzarono le tensioni per mantenere il controllo.

Geopoliticamente, il genocidio ruandese fu un fallimento epocale della comunità internazionale. Si pensi al ritiro delle forze ONU: il Belgio e gli USA ritirarono i caschi blu dopo l’uccisione di 10 soldati belgi (L'Operazione Turquoise fu troppo tardiva). Francia e USA, per ragioni di realpolitik, non agirono tempestivamente.

Questo modello si ripete oggi in Gazza Ladra, dove l’ONU dimostra ancora inefficacia e le grandi potenze agiscono solo quando conviene.

Il libro di Arbia è assai attuale: le lezioni non apprese consolidano ignoranza e spirito di sopraffazione del più forte sul più debole.

Silvana Arbia sottolinea che la giustizia internazionale (TPIR) fu un passo avanti, ma ci furono:
- Impunità diffusa: molti responsabili non furono processati.
- Negazionismo e revisionismo: ancora oggi in Rwanda e nella diaspora hutu si nega o minimizza il genocidio.
Come in Operazione Gazza Ladra.

L'Europa, che ignorò il Rwanda, oggi chiude gli occhi sui profughi siriani o africani. Quanto ai palestinesi, essi non possono nemmeno uscire, e muoiono per lasciare la terra ai coloni.

"Mentre il mondo stava a guardare" è un monito per il presente.

In un’epoca di fake news e crisi umanitarie, il genocidio ruandese ci ricorda che l’odio organizzato e l’indifferenza globale possono ripetersi in altri genocidi. La lezione è chiara: senza memoria, giustizia e azione internazionale coordinata, la storia continuerà a macchiarsi degli stessi orrori.

* Psicologo, componente del Comitato Tecnico-Giuridico dell'Osservatorio

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