Palestina: una banale storia di mafia
di Rossella Ahmad

I residenti del campo profughi di Nur Shams, presso Tulkarem, Cisgiordania occupata, hanno con difficoltà recuperato ciò che restava dei loro effetti personali prima che l'esercito di occupazione demolisse le loro case.

Gente che avrebbe dovuto godere della protezione internazionale due volte, in quanto profughi ed in quanto abitanti di una terra sotto occupazione, soggetti dunque ad una speciale giurisdizione. V Macché. Bersagli in un poligono di tiro, ogni crimine esistente è stato sperimentato sulla loro pelle, impunemente.

I bambini di Gaza con bisogni speciali continuano a morire di fame e disidratazione, le gambe scheletriche con rotule gigantesche a delimitare il confine tra le ossa. Dio è uno di loro.

Mentre il pagliaccio dai capelli color carota blatera che farà entrare a Gaza "some food", un po' di cibo, lo stato genocida ha già deliberato la quantità di calorie che ogni profugo potrà assumere per non morire di i nedia. Ci penseranno le bombe di Trump a finire coloro che testardamente non vogliono lasciare la loro terra e si aggrappano ad essa con disperazione.

Il mondo ha visto. Vedono ormai anche i cecati, coloro che hanno tenuto gli occhi chiusi fino a ieri.

La Repubblica si è nientedimeno accorta dell'assassinio di una bambina di sei anni (Hind Rajab, ndr), un assassinio che ha tutti i crismi della malattia mentale aggravata da sadismo. Centinaia di colpi contro un corpicino nascosto tra i cadaveri dei suoi parenti uccisi.

Lo ha fatto con due anni di ritardo. Che la vergogna imperitura ricada su di loro nei secoli dei secoli.

E quindi, sìc rebus stantibus, non ho più voglia né tempo da perdere nel leggere, ed eventualmente cercare di correggere e confutare insulsaggini varie ed eventuali.

Vedete, la questione palestinese, pur nella sua estrema semplicità - si tratta in fondo di una banale storia di mafia - ha risvolti estremamente ramificati. Un mare magnum nel quale talvolta ci si perde. Eppure è lineare nel suo svolgimento storico. Non ci sarebbero proprio i presupposti per sbagliare.

E invece. Tra sionisti mascherati - ho letto la vostra ambascia per i due millantatori e disturbatori della quiete pubblica in una Trattoria della mia città, dopo aver serbato un silenzio quasi assoluto sulle atrocità di Gaza. Che inciviltà negare il cibo (!) a due pasciuti coloni in cerca di rogne. Mettiamoci a squadra. A 90 gradi per i potenti, come sempre. Gne gne gne. E gne.

Tra fustigatori della Resistenza palestinese, ovvero speranzosi attenuatori dell'unica carta eventualmente negoziabile restata nelle mani dei nativi, dopodiché l'oblio che, peraltro, già si palesa all'orizzonte. Fosco, come le loro fantasiose ricostruzioni di una storia che comincia sempre il sette di ottobre.

Tra cristiano-fondamentalisti convinti davvero della giustezza del più grande ossimoro mai enunciato, il concetto della civiltà giudaico- cristiana. Un termine che necessariamente esclude l'altro. Le radici comuni. Da perderci la testa. Spiegatemi, dai, perché da sola non ci arrivo. Anzi no. Sparite, che è meglio.

Per non parlare dei tanti che ancora ridicolmente utilizzano le paroline abusate e logore della propaganda sionista senza neanche avvedersene: diaspora, esilio e via così, da una scempiaggine all'altra. Diaspora dove? Esilio quando? L'unica diaspora e l'unico esilio sono quelli palestinesi, sappiatelo.

In mezzo a tutto ciò, dicevo, e considerando il momento storico delicatissimo che ci troviamo a vivere, dichiaro solennemente che le categorie di cui sopra hanno abbondantemente rotto gli attributi e solo la mia immarcescibile pazienza mi fa ancora tollerare la loro presenza su questi lidi.

È però agli sgoccioli. Non dite che non vi avevo avvisato.

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