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Israele approva la soluzione finale: un campo di sterminio.
di Alessandro Ferretti
Israele ha ufficialmente approvato oggi il piano per la completa pulizia etnica dei palestinesi a Gaza. Il piano prevede di conquistare militarmente il 90% della striscia rinchiudere l’intera popolazione nel restante 10%, in un’area microscopica addossata al confine con l’Egitto.
Due milioni e duecentomila persone verranno costrette a stare a tempo indefinito in un’area di 45 chilometri quadrati, ovvero quasi cinquantamila persone per chilometro quadrato. Per farsi un’idea, la “zona umanitaria” avrebbe una densità abitativa quasi sette volte più grande di quella dell’affollatissimo comune di Milano… senza parlare del fatto che a Milano la gente abita in condomini a più piani, mentre a Gaza Israele li ha appositamente rasi tutti al suolo. In pratica, stiamo parlando di una densità abitativa paragonabile a quella di Auschwitz e naturalmente, nella zona non c’è nulla di nulla: niente acqua potabile, niente servizi igienici, niente elettricità, niente ospedali.. il nulla.
Per questi reclusi in attesa di essere etnicamente spazzati via è previsto un pacco alimentare contenente il minimo di calorie indispensabili per sopravvivere, che viene periodicamente consegnato a discrezione di Israele e previa riconoscimento facciale. Le razioni prevedono solo cibo secco o conservato, senza nulla di fresco, e i genocidari concederanno in tutto solo sessanta camion di merci al giorno, contro i seicento che prima del genocidio erano già considerati il minimo indispensabile.
Il tutto per una popolazione che conta il 30% di bambini con malnutrizione acuta, percentuale destinata a salire ulteriormente perché Israele ha comunque deciso di continuare il blocco totale del cibo fino a quando gli piacerà.
A tutto questo va aggiunto il fatto che vari ministri del governo Netanyahu parlano apertamente di conquista definitiva di Gaza, il che significa che da questa “zona umanitaria” i palestinesi potranno uscire solo da morti o rinunciando per sempre alla loro terra… sempre che ci sia qualche paese disposto ad accoglierli, con tutto il gigantesco carico di problemi che Israele ha impresso indelebilmente sulle loro vite).
Eppure, già sappiamo che neanche questo autentico piano di sterminio smuoverà alcunché. Lasciamo perdere quelli che ancora si pongono in posizione equidistante, perché evidentemente incapaci di intendere e di volere: il problema è che anche chi si dichiara contrario ai crimini israeliani non farà assolutamente nulla, neanche denunciare i crimini stessi.
Le illusioni che ancora si potevano nutrire su un tardivissimo ma comunque importante ripensamento sono state tumulate dopo il bombardamento, da parte di Israele, della nave della Freedom Flotilla diretta a Gaza. Due cose mi hanno colpito: innanzitutto, nonostante tale episodio sia stato fortunatamente molto meno grave in termini di vittime rispetto ai reiterati massacri di innocenti a Gaza, alcune sedicenti “brave persone” che non hanno praticamente mai spiccicato una sillaba su Gaza si sono sentite in dovere di scrivere qualcosa.. e il motivo è chiaro: l’indignazione era rivolta al fatto che Israele se l’è presa con degli europei in acque europee, il che è stato visto come una “linea rossa”.
In pratica, fino a quando Israele massacra palestinesi, libanesi, siriani, yemeniti e arabi in giro per il mondo, tutto è comunque sopportabile in silenzio ma quando osa toccare gli europei allora si prende parola, disvelando così in modo clamoroso il proprio razzismo sistemico e strutturale.
L’altra cosa che mi ha colpito è che questi tardivi postatori indignati “de sinistra” hanno tenuto a giustificarsi del loro sostanziale silenzio precedente, affermando che preferiscono non parlare del genocidio perché “è complicato”, “è polisemico” (giuro!) oppure perché “non serve”. Il premio Oscar per la sfacciataggine lo merita il tizio secondo cui denunciare il genocidio li farebbe litigare con qualcuno e questo (udite, udite!) “farebbe il gioco dei potenti che puntano sempre a fomentare la guerra tra poveri”. Quindi la cosa giusta per non fare il gioco dei potenti è, ovviamente, tacere.
Insomma: la falsa coscienza di tantissimi sedicenti sinistri ormai ha travolto tutto, dall’empatia alla logica passando dal senso del ridicolo. Il terrore di rovinare amicizie con gente che, va sottolineato, supporta un genocidio agghiacciante in piena luce del sole, è così pervasivo da spingerli a profferire excusatio non petite ed idiozie talmente conclamate da far pensare che questi soggetti ci tengano più all’amicizia dei genocidari che alla propria autostima..
e, nota bene, questi sono tutte persone che si definiscono grandissimi antifascisti e che giurano che quando arriverà il fascismo (che, naturalmente, per loro non è ancora arrivato) andranno in montagna a emulare le gesta dei partigiani. Perché secondo questi qui sparare ai fascisti va benone, ma discutere con uno che si entusiasma per la strage dei bambini di Gaza è francamente troppo estremo.
Ora abbiamo finalmente la risposta alla domanda “come è stato possibile il fascismo e il nazismo”: perché i “buoni” erano talmente buoni da non voler arrecare dispiaceri agli amici fascisti e nazisti. Il che fa capire qual è il problema primario dell’Occidente, che ne segnerà la rovina: un razzismo talmente introiettato e sistemico da far preferire l’amicizia con un fascista bianco alla vita di decine di migliaia di bambini che hanno però un imperdonabile difetto, guaribile solo con la morte: sai com’è, non sono mica occidentali…
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