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Taverna Santa Lucia non ha negato il servizio ai turisti israeliani
di Rita Newton
Commenti in rete su quanto accaduto nella Taverna Santa Chiara a Napoli richiamano il codice penale laddove parla di rifiuto di servire un cliente
e quindi diffondono la falsa convinzione che i turisti israeliani non siano stati serviti dalla Taverna Santa Chiara ma non è così.
La proprietaria ha chiesto di andarsene alla israeliana che già era stata servita (infatti poi paga il conto) quando questa l'aveva etichettata come antisemita e come amica dei terroristi per aver spiegato la posizione del suo esercizio commerciale sulla guerra a Gaza.
Inoltre nel corso dell'accesa risposta da parte della turista, questa dice "state attenti", che, unitamente al tono, suona come una minaccia.
E come tale la percepisce l'esercente del locale, che dice due volte "non ci fate paura".
Quindi possono stare tranquilli quanti invocano il codice penale sul rifiuto di servire un cliente su basi ideologiche: la signora è stata mandata via dopo essere stata servita e solo perché aveva aggredito verbalmente i proprietari.
Anche il manifesto in italiano e in inglese affisso nel locale (1) - pur prendendo una posizione netta su quanto sta accadendo a Gaza - si esprime CONTRO le discriminazioni ("promuove la creazione di una rete di strutture libere da ogni forma di discriminazione."), quindi l'esatto contrario di quanto affermato dalla turista, perché l'antisemitismo (che si basa sulla etnia o religione) è una forma di discriminazione, mentre l'antisionismo non lo è, essendo il sionismo una ideologia politica che può ben essere criticata o disprezzata.
Di fatto la turista israeliana, nel registrare il comportamento della proprietaria che ritiene possa essere denunciato ha registrato gli insulti e le provocazioni che lei stessa ha rivolto alla proprietaria.
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"Questo esercizio sî dichiara contro la politica di discriminazione, colonizzazione e segregazione che Israele utilizza nei confronti del popolo palestinese e che viola e i dettami del diritto internazionale e le risoluzioni ONU sui diritti umani.
Oggi, difronte al genocidio che è in atto ad opera del governo Netanyahu, evidenziamo questa posizione in modo chiaro a tutte le persone che frequentano lo spazio.
Inoltre, aderisce alla campagna Spazi Liberi dall’Apartheid israeliana, che promuove la creazione di una rete di strutture libere da ogni forma di discriminazione.
1 luoghi che si dichiarano Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana sono contro l'occupazione militare e l’apartheid israeliane, impegnandosi a non contribuire in alcun modo alle gravi violazioni delle libertà fondamentali del popolo palestinese.
Prendendo ispirazione dalla lotta contro l’apartheid in Sudafrica, la campagna Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana è oggi attiva in diversi paesi, tra cui Belgio, Norvegia, Spagna, Italia.
Vi aderiscono caffè, ristoranti, negozi, centri culturali, librerie, cinema, decine di amministrazioni locali e tante persone singole come Moni Ovadia, Annie Ernaux, Ken Loach."
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