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Yemen: civili sacrificabili sotto le bombe USA
di Leandro Leggeri
Il 27 aprile 2025, un attacco aereo statunitense ha colpito il quartiere di Thuqban, alla periferia di Sanaa, nello Yemen. Nessun avamposto militare, nessuna base Houthi, solo case e famiglie. In pochi istanti, quattro abitazioni sono state rase al suolo. Dodici persone sono morte, tra cui un padre e i suoi sei figli. I vicini accorsi hanno trovato solo “pezzi di carne”, racconta Mohammed, un sopravvissuto, a Middle East Eye.
Quel che rende questa tragedia ancora più allucinante è la fonte dell’attacco: secondo quanto emerso, il bombardamento sarebbe stato motivato da informazioni diffuse su X (ex Twitter) da utenti amatoriali che avevano erroneamente indicato la zona come base sotterranea houthi. Uno di questi ha poi chiesto scusa pubblicamente, donando 500 dollari in beneficenza. Ma ai familiari delle vittime, nessuna scusa potrà restituire ciò che hanno perso.
Come in Palestina, anche qui si uccide due volte: prima con le bombe, poi con la propaganda che giustifica tutto in nome della “lotta al terrorismo”.
La retorica è la stessa, il disprezzo per le vite arabe pure. Come a Gaza, si cancella l’esistenza di interi nuclei familiari. Come a Rafah, anche a Sanaa si raccolgono resti umani tra le macerie. La differenza? Una: la copertura mediatica. Se Gaza fa ormai notizia, lo Yemen resta relegato ai margini, dimenticato, sacrificabile.
Ahmed ha perso il fratello in un altro raid americano, mentre comprava il pane al mercato. Ali è sopravvissuto per miracolo: “Ho visto una donna e un bambino morti per strada, altri carbonizzati su una moto, altri ancora nei negozi, nei minibus. Nessun essere umano può giustificare una tale strage”.
In questo stesso clima di impunità, anche il Regno Unito si è unito ai bombardamenti, colpendo obiettivi non meglio identificati a sud di Sanaa. Intanto, i residenti come Faisal Saghir raccontano il terrore quotidiano: “Abbiamo visto l’orrore di Gaza in TV per mesi. Ora è arrivato anche a casa nostra”.
Yemen e Palestina non sono due conflitti separati, ma due volti dello stesso paradigma coloniale. Due popoli puniti per la loro resistenza, le loro radici, la loro esistenza. Due guerre sostenute e armate dalle stesse capitali: Washington, Londra, Tel Aviv. Due tragedie che il mondo ha deciso di ignorare.
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