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Solo, solo, Mario moriva a Regina Coeli
di Cristiano Bordin
Il Primo Maggio del 1987 moriva, all'ospedale santo Spirito di Roma, Mario Scrocca.
Una storia dimenticata, utile a ricordare un periodo di cui oggi viene riscritta la storia ad uso e consumo della destra al governo.
Nel 1987 Mario Scrocca è un infermiere - il mestiere che sognava di fare - ha una una compagna, Rossella, e un figlio di 2 anni.
Vivono in periferia e lui continua il suo percorso politico- iniziato in quartiere e proseguito con Lotta Continua- sul posto di lavoro, con il sindacato di base RdB.
Quella notte dormono tutti nel lettone.
Verranno svegliati dalla polizia alle 6 di mattina.
Portato in questura, e poi in carcere, l'accusa per lui è di essere stato uno degli autori del duplice assassinio davanti alla sezione missina di Acca Larentia: rischia quindi l'ergastolo.
Ad accusarlo le dichiarazione di una pentita, Livia Todini, quattordicenne all'epoca dei fatti- che sono di circa 10 anni prima- che dichiara di aver partecipato a riunioni preparatorie all'azione dove c'era "un certo Mario, bruno e coi capelli ricci".
La Todini però non riconosce Mario nei riscontri successivi.
La condizione carceraria e tutta la vicenda che gli è piovuta addosso sono macigni pesantissimi per Mario Scrocca: scrive alla compagna, dice che lui con quella vicenda non c'entra niente.
E' in isolamento e dovrebbe essere controllato a vista: lo troveranno impiccato con il cappio fatto con la federa del cuscino ed i lacci delle scarpe che poi però torneranno al loro posto.
Il trasporto in ospedale - inutile - non avviene con una ambulanza ma Mario viene buttato nel portabagagli di una 128.
Arrivato all'ospedale, non ci sarà più nulla da fare.
Pochi giorni dopo la morte il tribunale del riesame accoglie il ricorso della difesa e revoca il mandato di cattura contro di lui.
Anche tutti gli altri indagati furono prosciolti: con Acca Larentia non c'entravano niente.
Su Mario Scrocca è calato il silenzio per anni, rotto dal libro della sua compagna, Rossella Scarponi, "Soli, soli. Morire a Regina Coeli" di Sensibili alle Foglie e dal docu-video di Giancarlo Castelli "Il ragazzo che lottava per i marciapiedi".
Una vicenda che racconta molto di un periodo che oggi viene piegato, distorto e raccontato in modo funzionale e vittimistico da chi è al potere.
Ricordare però è sempre un ottimo esercizio, oltre che un dovere.
Anche per il futuro...
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