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02 maggio 2025
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Trump: I primi 100 giorni di politica estera e mediorientale
di Ahmad M. Shakakini

Dopo solo 100 giorni di governo Trump, la storia lo ricorderà come l'uomo che ha scosso le fondamenta delle relazioni internazionali più di chiunque altro dalla seconda guerra mondiale. Sta ricostruendo di nuovo il mondo, ignorando i fondamenti dell'alleanza coloniale occidentale. Nessun presidente degli Stati Uniti ha osato insultare gli alleati in Occidente in questo modo.

Trump non vede gli USA obbligati a proteggere gli alleati in Europa. Ha insistito ed ha ottenuto un aumento delle spese militari dei paesi europei per alleggerirne il peso sugli USA. Anche i democratici Obama e Biden lo chiedevano ma con modalità diverse dalla prepotenza trumpiana davanti alle telecamere.

Trump non ritiene che la Russia debba necessariamente essere un nemico, mentre la dottrina dell'alleanza occidentale (e di Soros) presume che l'ostilità verso la Russia sia parte della dottrina fondante dell'alleanza occidentale indipendentemente dall'ideologia dominante a Mosca.

Con Trump è uscita allo scoperto la forte ostilità USA contro la Cina. Gli USA si stanno preparando per un'inevitabile guerra contro la Cina perché è il principale candidato a competere con gli stessi USA per il dominio globale. Indipendentemente dal fatto che il presidente sia repubblicano o democratico, la dottrina della sicurezza nazionale USA proibisce l'emergere di qualsiasi concorrente o partner nel dominio globale. Stranamente, l'ostilità nei confronti di Hitler derivava dalla sua intenzione di realizzare il dominio globale tedesco.

Trump, tuttavia, è attratto da un'ala conservatrice isolazionista che sostiene il ritiro internazionale e da un'ala conservatrice tradizionale che non vuole perdere il dominio globale a favore della Cina. Le politiche di Trump spaziano e spazieranno tra queste ali opposte. I negoziati con l'Iran si inseriscono in questo contesto, così come gli sforzi di Trump per fermare la guerra russo-ucraina.

Il mondo - che sotto la presidenza del Democratico Biden non era mai stato tanto insicuro e crudele: Il rischio di una terza guerra mondiale nucleare per la guerra in Ucraina e il genocidio per un anno e mezzo in Palestina - è incline alle esplosioni di guerre, tra Cina e USA/Taiwan tra India e Pakistan, e naturalmente c'è il genocidio del regime dell'apartheid israeliano e le sue guerre in Libano, Siria, Yemen, Iraq, Iran e in altri parti del mondo, che gli USA considerano proprie guerre da prima dell'era Trump.

La politica di Trump in Medio Oriente è ancora in costruzione: Netanyahu minaccia quotidianamente una guerra contro l'Iran, cosa che Trump non ha accettato e promette ancora un percorso positivo nei negoziati con l'Iran. Convocare rapidamente Netanyahu alla Casa Bianca è stato per informarlo che l'agenda dell'amministrazione Trump differiva dai desideri del governo israeliano. Il ministro degli esteri iraniano ha ricordato a Trump che l'Iran investirà nell'economia degli Stati Uniti se le sanzioni saranno revocate.

Trump aveva promesso di fermare le guerre e sta facendo progressi nel tentativo di fermare la guerra in Ucraina, ma sta riprendendo la guerra fallimentare contro lo Yemen iniziata nel 2014 dal democratico Obama.

Nel suo tentativo di conquistare gli elettori arabi e musulmani del Michigan, ha annunciato che avrebbe fermato la guerra a Gaza, ma ha permesso a Netanyahu di riaccenderla, con un'intensificazione della carestia, della fame e la frequenza di brutali bombardamenti. Questo non significa che sia più brutale di Biden, ma che, con la stessa brutalità di Biden, ha liberato la mano del mostro israeliano.

Trump aveva promesso di fermare la guerra in Libano, ma permette a Israele di continuare a violare l'accordo di cessate il fuoco e di bombardare la pereferia sud della capitale Beirut.

La leadership del Partito Democratico è interamente sionista ed è pronta a sostenere Trump, non solo nelle sue politiche in Medio Oriente, ma anche nella guerra alla libertà di parola, in difesa dell'aggressione e del genocidio israeliano a Gaza. Non ci sono state voci nella leadership democratica a sostegno della libertà di parola nelle università statunitensi.

Ricordiamo inoltre che Biden non ha osato cambiare nessuna delle politiche o azioni della prima amministrazione Trump in Medio Oriente. Al contrario, fino al 7 ottobre 2023 si basava sulla visione dello stesso Trump di ignorare la causa palestinese.

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