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01 maggio 2025
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ICJ: ingresso aiuti umanitari obbligo per Israele
di Gabriella Mira Marq

Israele deve rispettare i suoi obblighi internazionali e consentire immediatamente l'ingresso di aiuti umanitari senza restrizioni a Gaza, dove la situazione umanitaria è diventata un "incubo vivente", ha dichiarato giovedì la Norvegia alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) dell'Aia.

"Israele, come qualsiasi altro Stato membro delle Nazioni Unite, deve rispettare i propri obblighi legali", ha dichiarato Andreas Motzfeldt Kravik, rivolgendosi alla Corte. "Israele ha l'obbligo, ai sensi della Carta, di adottare tutte le misure necessarie ed efficaci per garantire, senza indugio, in piena collaborazione con le Nazioni Unite e gli Stati terzi, la fornitura senza restrizioni su vasta scala di servizi di base urgenti e assistenza umanitaria".

Kravik ha affermato che il blocco degli aiuti umanitari e delle forniture commerciali, in vigore da oltre 60 giorni, si è solo inasprito nonostante le ripetute richieste internazionali a Israele di revocare le restrizioni. "Questo è incosciente e illegale", ha affermato, chiedendo una drastica revoca del blocco e l'espansione e l'apertura prolungata dei valichi di frontiera.

Kristian Jervell, anche lui in rappresentanza della Norvegia, ha affermato che Israele deve astenersi dal compromettere la capacità dell'Autorità Nazionale Palestinese e dello Stato di Palestina di intrattenere relazioni estere con attori internazionali, tra cui l'ONU, le organizzazioni internazionali e gli Stati terzi.

La Norvegia, ha affermato, esprime la speranza che il parere consultivo della Corte sostenga le continue responsabilità dell'ONU nei territori palestinesi occupati e sostenga gli sforzi della comunità internazionale per realizzare il diritto all'autodeterminazione dei palestinesi, sulla base di una soluzione a due Stati. "Ci incontriamo in un momento in cui la situazione umanitaria nei territori palestinesi occupati è ulteriormente degenerata in un incubo", ha dichiarato Kravik.

Dal 2 marzo, Israele ha chiuso i valichi di Gaza, impedendo l'ingresso di rifornimenti essenziali nell'enclave, nonostante le molteplici segnalazioni di carestia nel territorio devastato dalla guerra.

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