 |
Abdullah al-Barghouti in carcere subisce morte lenta e dolorosa
di Tamara Gallera
L'Ufficio Informazioni per i Prigionieri ha espresso martedì sera profonda preoccupazione per le gravi violazioni commesse contro il leader Abdullah al-Barghouti, detenuto all'interno del carcere israeliano di Gilboa, avvertendo che è "soggetto a un sistematico tentativo di assassinio a causa di un grave deterioramento delle sue condizioni di salute che rappresenta una minaccia immediata per la sua vita".
Si parla di aggressioni, botte, assalti con cani, abusi impensabili e totale assenza di cure, per cui è pieno di ferite e cade in coma frequentemente.
Abdullah al-Barghouti, noto anche come il "Principe dell'Ombra", è destinatario della pena detentiva cumulativa più lunga al mondo. Fu arrestato il 5 marzo 2003, quando le forze speciali israeliane lo rapirono davanti a un ospedale di Ramallah dove assisteva la figlia piccola.
Fu condannato a 67 ergastoli e trascorse quasi nove anni in isolamento in condizioni estremamente dure.
Al-Barghouti ebbe un ruolo centrale nella riattivazione delle Brigate al-Qassam di Hamas nella Cisgiordania occupata dopo l'assassinio dell'ingegnere Yahya Ayyash nel 1996.
Al suo processo militare a Beit Lahm, l'ufficiale responsabile del suo fascicolo avrebbe dichiarato: "Se Israele fosse mai costretto a ritirarsi dai territori palestinesi, lo porterebbe con sé, poiché è considerato una delle figure più pericolose della Resistenza palestinese".
Secondo informazioni verificate provenienti dalle carceri israeliane, al-Barghouti viene ripetutamente aggredito fisicamente, lasciando il suo corpo coperto di lividi, la testa gonfia per la presenza di coaguli di sangue, gli occhi visibilmente gonfi e le costole fratturate, che gli causano privazione del sonno.
L'Ufficio Informazioni ha aggiunto che "le unità di repressione, guidate da un agente di nome 'Amir', stanno effettuando incursioni coordinate nella cella di al-Barghouti, durante le quali viene brutalmente picchiato, con conseguenti gravi emorragie, [perdendo] fino a mezzo litro di sangue ogni volta".
In una scena straziante e disumana, cani addestrati vengono liberati per dilaniare il suo corpo dopo ogni sessione di tortura, seguendo gli ordini espliciti dell'ufficiale israeliano, che, secondo la dichiarazione, avrebbe detto: "Lasciate che i cani si divertano con lui".
Le testimonianze raccolte dall'ufficio rivelano inoltre che sul corpo di al-Barghouti viene versato detersivo per piatti bollente dopo ogni ciclo di tortura, con insulti verbali degradanti, come: "Una volta eri un leader, ma oggi non sei più niente e devi morire".
Queste pratiche hanno causato ripetuti stati di coma ad al-Barghouti, secondo l'ufficio. La sua mano è avvolta in un sacco della spazzatura e carta igienica a causa della totale mancanza di cure mediche e protezione, ha osservato l'ufficio.
Si dice che al-Barghouti soffra di forti dolori, che lo costringono a sedersi a terra con la testa china. Non è in grado di lavarsi da 12 giorni e deve inzuppare il pane nell'acqua perché non è più in grado di masticare.
L'Ufficio Informazioni per i Prigionieri Palestinesi ha affermato che ciò che al-Barghouti sta subendo è "un assassinio lento e deliberato, una palese violazione di tutte le norme e convenzioni internazionali".
Ha aggiunto che "i continui tentativi dell'occupazione di eliminare i leader del Movimento dei Prigionieri non faranno altro che provocare ulteriore indignazione e rivolte popolari".
L'ufficio ha sottolineato che il persistente silenzio internazionale ha incoraggiato l'occupazione israeliana a intensificare tali crimini, definendoli "una macchia sulla coscienza di coloro che affermano di difendere i diritti umani".
Ha esortato le organizzazioni internazionali per i diritti umani, in particolare il Comitato Internazionale della Croce Rossa, a intervenire con urgenza per visitare al-Barghouti e valutare le sue condizioni.
Ha inoltre chiesto un'indagine internazionale e che "Israele" sia ritenuto responsabile di questi crimini davanti alla Corte Penale Internazionale.
L'ufficio ha invitato i palestinesi e i sostenitori di tutto il mondo a scendere in piazza in solidarietà con i prigionieri, definendo la loro causa sacra e avvertendo che qualsiasi danno nei loro confronti rappresenta una linea rossa.
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|