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Siria: nuovo governo tradisce i palestinesi
di Leandro Leggeri
LA SIRIA DI AL-SHARAA PRONTA A NORMALIZZARE CON ISRAELE, MENTRE REPRIME LA RESISTENZA PALESTINESE
Il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, salito al potere l’8 dicembre 2024 dopo la caduta di Bashar al-Assad, ha dichiarato la disponibilità della Siria a unirsi agli Accordi di Abramo, il controverso patto di normalizzazione tra Israele e alcuni regimi arabi che continua a ignorare la questione palestinese.
Secondo il Jerusalem Post, durante un incontro con il deputato repubblicano Cory Mills, al-Sharaa ha posto come condizione la restituzione delle Alture del Golan, territorio siriano occupato da Israele dal 1967.
Ma mentre si apre a colloqui con l’occupante israeliano, il nuovo regime siriano si allinea sempre più a una politica di repressione contro i movimenti di resistenza palestinesi.
Solo pochi giorni fa, domenica scorsa, le autorità siriane hanno fermato Khaled Khaled, responsabile della Jihad Islamica Palestinese (PIJ) in Siria, e Abu Ali Yasser, capo del comitato organizzativo del movimento. Secondo fonti locali, i due leader della resistenza sono stati accusati di "collusione con l’Iran", storico alleato della causa palestinese e sostenitore dei gruppi che combattono l’occupazione israeliana.
Questo doppio binario adottato da al-Sharaa – dialogare con Israele da un lato, reprimere la resistenza palestinese dall’altro – rappresenta l’ennesimo tradimento della causa palestinese da parte di un regime arabo.
La Siria di Ahmed al-Sharaa si appresta a voltare le spalle alla Palestina, rompendo con quella linea di sostegno alla resistenza che aveva caratterizzato il regime di Bashar al-Assad. Con la nuova leadership saldamente nelle mani di Hayat Tahrir al-Sham, il sostegno alla causa palestinese viene sacrificato sull’altare della normalizzazione, mentre Damasco rincorre vantaggi politici ed economici, lasciando Gaza sotto assedio e il popolo palestinese a subire occupazione e violenze quotidiane.
Gli Accordi di Abramo, ben lontani dall’essere strumenti di pace, sono il cavallo di Troia con cui si legittima l’occupazione, si normalizza l’apartheid e si silenzia la sofferenza del popolo palestinese.
Il tentativo di Ahmed al-Sharaa di trascinare la Siria dentro questo disegno coloniale, senza nemmeno osare nominare la Palestina, non è solo complicità: è una resa totale all’occupante. È la prova che, per mantenere saldo il proprio potere e ottenere qualche beneficio personale, al-Sharaa è pronto a calpestare la causa palestinese, svendere la resistenza e allinearsi agli stessi che devastano Gaza e reprimono ogni forma di libertà.
Nessun leader che si piega all’oppressore potrà mai essere alleato di un popolo che lotta per la propria liberazione.
La lotta per la libertà, per la terra e per la giustizia non si cancella con accordi firmati sopra le rovine di Gaza o sulle macerie di una Cisgiordania occupata. Ogni stretta di mano con l’occupante, ogni passo verso la normalizzazione, mentre il popolo palestinese continua a resistere, è un atto di tradimento.
La repressione della resistenza e l’abbraccio agli Accordi di Abramo non lasciano dubbi sulla strada scelta da al-Sharaa: la strada della resa, della complicità e della vergogna.
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