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Cittadini di serie B
di
Leandro Leggeri
Le IDF hanno annunciato la morte del sottufficiale capo G'haleb Sliman Alnasasra, 35 anni, ucciso nel nord della Striscia di Gaza. Altri cinque soldati sono rimasti gravemente feriti nello stesso incidente.
Alnasasra era un tracker beduino, originario di Rahat, una delle città più povere e abbandonate del sud di Israele. Si era arruolato volontariamente, come fanno molti beduini e drusi, nella speranza di ottenere riconoscimento, dignità, un futuro migliore in uno Stato che li considera cittadini di serie B.
Faceva parte di quell’IDF che opprime, assedia, bombarda Gaza. Un esercito che da mesi devasta la Striscia con operazioni indiscriminate, colpendo abitazioni, ospedali, scuole, civili. Un esercito che porta avanti un progetto coloniale — ma lo fa spesso con le mani di chi, dentro Israele, è già ai margini.
Anche tra le fila dell’esercito, la disuguaglianza non scompare: i ruoli più pericolosi, più esposti, più sacrificabili — come quelli dei tracker e dei combattenti di fanteria — vengono sistematicamente occupati da chi appartiene alle minoranze non ebraiche o alle classi sociali più basse.
Mentre i figli dell’élite israeliana servono in intelligence, diplomazia militare o uffici climatizzati, uomini come Alnasasra vengono mandati sul campo, a combattere e morire nei territori occupati.
È questa l’ipocrisia profonda del sistema israeliano: chiede lealtà a chi non offre nemmeno uguaglianza, usa i suoi cittadini marginalizzati per mantenere una struttura di apartheid, e li spinge a combattere guerre contro un altro popolo oppresso.
Alnasasra è morto per uno Stato che, anche in vita, lo ha sempre considerato un cittadino di seconda classe. E oggi il suo sangue si mescola a quello palestinese in una guerra che annienta sempre gli ultimi, da entrambi i lati del filo spinato.
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