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Avvocato israeliano denuncia i buchi neri senza legge
di
Rossella Ahmad
Nella Palestina occupata, dal 1948 ad oggi, sono sorti come funghi carceri, lager, centri di detenzione, campi di concentramento in cui viene rinchiusa la popolazione nativa, non solo i resistenti, come sappiamo, ma qualsiasi individuo - anche bambini - in virtù di quello scempio del diritto che si chiama detenzione amministrativa. Un obbrobrio creato dal colonialismo sionista, secondo cui sei colpevole di essere palestinese e, dunque, meriti di essere detenuto senza accuse, senza capì di imputazione, senza tutela legale.
I sinistri nomi di tali luoghi sono ben noti. Li conosciamo tutti.
C'è però un luogo sconosciuto ai più, ignoto persino a molti legislatori israeliani, tenuto segreto quanto e più della centrale nucleare di Dimona.
Ne parlai in un post scritto più di un anno fa e tornato alla ribalta in questi giorni.
Il suo nome è Facility 1391, gestito dall'unità 504 - nomi in codice per realtà terrificanti - quest'ultima responsabile inoltre di covert operations anche al di fuori dei confini di israele. Si tratta dei cosiddetti "black site", scusate il continuo ricorso a termini stranieri ma è così che vengono definiti, luoghi segreti in cui i detenuti vengono torturati al riparo dall'occhio indiscreto della legge.
L'Unità 1391 - la Guantanamo israeliana - è il più misterioso e famigerato tra essi. Fino al 2003 era un luogo fantasma, non essendo segnalato in nessuna mappa. Le sue coordinate, che sembrano essere geograficamente comprese tra il kibbutz Barkai ed il kibbutz Ma'anit, furono scoperte accidentalmente da uno storico israeliano.
(Vi dò un suggerimento: per comprendere il grado di prevaricazione violenta mediante cui Israele si è costituito sulla terra palestinese, ogniqualvolta ne leggiate un riferimento geografico, precipitatevi su Wiki a coglierne quelli storici e vedrete che si trattava di un luogo palestinese, con un nome palestinese e con abitanti palestinesi. Il termine "spopolato", asetticamente utilizzato da Wiki, è il sinonimo fuorviante di "sottoposto a pulizia etnica". Così il kibbutz Barkai, fondato da immigrati rumeni e polacchi sulle rovine di Wadi Ara, così il kibbutz Ma'anit,, fondato da immigrati cecoslovacchi nell'area di Pardes Hanna, così tutto il resto).
Torniamo all'Unità 1391. Secondo l'avvocato israeliano Leah Tzemel - che ha denunciato alla Corte suprema israeliana, senza successo, l'esistenza di veri e propri campi di tortura in cui l'accesso è vietato anche alle commissioni d'inchiesta israeliane - chiunque vi entri può essere fatto sparire potenzialmente per sempre, come avveniva nel Cile di Pinochet, nell'Argentina di Videla e avviene ancora nelle peggiori dittature sudamericane.
I detenuti, di cui vengono perse le tracce e che diventano inaccessibili persino ad associazioni per la difesa dei diritti umani, dunque inesistenti, sono tenuti bendati, spesso incappucciati, in celle minuscole con le pareti dipinte sempre di nero o di rosso, senza servizi igienici e con scarsissimo accesso al cibo ed alle cure mediche, sottoposti a privazione di sonno, soffocamento durante il riposo, totale mancanza di luce, interrogatori per periodi di tempo superiori alle 24 ore, sevizie sessuali e veri e propri stupri, perpetrati anche con l'ausilio di corpi contundenti.
"Sono stato bendato fino al momento in cui mi hanno portato in cella. C'era una piccola fessura nella porta, non abbastanza larga per infilarci una sigaretta. Una voce disse: "Togliti la benda, ma ogni volta che vengo, devi rimetterla e appoggiare le mani al muro". " Dove sono?, chiesi.
"Ad Honolulu, amico. Anzi, sulla luna".
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