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15 aprile 2025
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Netanyahu va rimosso, secondo ex capo di stato maggiore di Israele
di Leandro Leggeri

L’ex capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Dan Halutz, ha espresso dure critiche contro il primo ministro Benjamin Netanyahu, definendolo “un nemico che rappresenta una minaccia diretta” per la sicurezza di Israele.

In un’intervista al canale israeliano Channel 12, Halutz ha affermato che Netanyahu dovrebbe essere “fermato o catturato”, chiarendo di non intendere un’eliminazione fisica, ma la sua rimozione dal potere con mezzi legali.

Il partito Likud, guidato da Netanyahu, ha reagito con forza, accusando Halutz di incitamento alla violenza e minaccia alla democrazia. In un comunicato, il Likud lo ha definito “il capo di stato maggiore più fallimentare della storia dell’IDF”.

Halutz è anche tra i firmatari di una petizione sottoscritta da oltre 1.500 soldati ed ex ufficiali israeliani, tra cui l’ex primo ministro Ehud Barak e altri generali di alto rango. La petizione chiede al governo di dare priorità al rilascio dei prigionieri israeliani detenuti a Gaza, anche se ciò comportasse la sospensione delle operazioni militari. I firmatari provengono da varie unità delle forze armate, incluse truppe corazzate, paracadutisti, fanteria e membri dell’intelligence.

Le critiche a Netanyahu si sono accentuate, con l’accusa di mettere a rischio la vita degli ostaggi israeliani per la sua riluttanza a negoziare un cessate il fuoco con Hamas. Alcune fonti riportano che Netanyahu abbia istituito un team per ostacolare qualsiasi accordo di scambio prigionieri, suscitando indignazione tra le famiglie dei detenuti.

Il tutto si inserisce in un contesto di crescenti pressioni internazionali: la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza, tra cui l’uso della fame come arma e attacchi deliberati contro civili.

Le parole di Halutz riflettono quindi un malcontento crescente tra le forze armate e l’opinione pubblica israeliana, che contestano la gestione del conflitto da parte del governo e le sue gravi ripercussioni sia interne che internazionali.

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