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Medici e infermieri francesi da Gaza in sciopero della fame per la Palestina
di
Gabriella Mira Marq
Il 31 marzo medici francesi reduci da Gaza Hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame per sensibilizzare sulla situazione nell'enclave. Gli operatori sanitari marsigliesi, testimoni diretti della guerra, hanno stimolato un movimento cittadino per allertare e garantire che i raid finiscano.
Tutti sono stati a Gaza e tutti vogliono raccontare la loro esperienza.
Il dottor Pascal André, medico d'urgenza e specialista in malattie infettive, è stato a Gaza ed è un testimone diretto dell'orrore che vige e dell'impunità che lo accompagna e si è reso disponibile a parlare con la cittadinanza. Indossa una t-shirt con la scritta "fame di giustizia in palestina".
Al canale France 3 dice: "siamo tornati testimoni, abbiamo ancora gli occhi e le orecchie pieni, nel naso, di ciò che accade lì da un anno. Ci siamo incontrati a tutti i livelli, francese, politico ed europeo a Bruxelles, Strasburgo, tante persone senza che questo cambiasse nulla".
Imane Maarifi, infermiera, faceva parte della prima missione medico-umanitaria francese. Nel gennaio 2024, è entrata nell'ospedale Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, per dare una mano agli operatori sanitari. Al capezzale dei feriti, cattura alcune immagini. Oggi testimonia per cambiare la situazione.
"Ricevo, Mahmoud, un bambino di otto anni, di cui ho delle foto, che arriva con il piede completamente rovinato, con una pallottola alla nuca, una pallottola nell'addome. Mi dice che c'è stata un'esplosione, che è stato spazzato via, e che poi è arrivato un drone per sparargli alla nuca e allo stomaco. Questo piccolo ha otto anni", dice l'infermiera, con la voce segnata dall'emozione.
È questo tipo di esperienza e di orrore che i medici testimoni vogliono condividere. Parla della vita quotidiana sul posto. Perché dal 2 marzo gli aiuti umanitari sono nuovamente bloccati a Gaza. “Abbiamo deciso di mettere il nostro corpo e la nostra salute al servizio della lotta per ottenere il cessate il fuoco, l’ingresso massiccio di aiuti umanitari”, spiega l’infermiera.
I bombardamenti sono ripresi e a questi operatori sanitari viene negato l'accesso al territorio.
Samyr Addou, chirurgo ortopedico, testimonia: "Volevo tornare lì un anno dopo, per vedere come si era evoluta la situazione, e sono stato bloccato dall'esercito israeliano, dicendo che i chirurghi non erano i benvenuti".
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