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07 aprile 2025
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Siria: il corridoio di Davide
di Leandro Leggeri

Israele starebbe portando avanti una strategia a lungo termine per ridisegnare l’assetto geopolitico del Levante attraverso la creazione del cosiddetto “Corridoio di Davide”: un asse territoriale che si estende dalle Alture del Golan occupate fino al Kurdistan iracheno. L’obiettivo è duplice: da un lato, contenere e contrastare l’influenza iraniana nella regione; dall’altro, costruire un’alleanza informale con minoranze etniche e religiose – come curdi, drusi, cristiani e alawiti – che possano fungere da barriera contro gli stati arabi centralizzati.

Questo corridoio ha una duplice natura: geopolitica e simbolico-religiosa. Da una parte, rappresenta un’infrastruttura militare, logistica e politica per garantire la presenza e l'influenza israeliana in una regione strategica; dall’altra, si ispira a narrazioni bibliche legate alla “Terra d’Israele storica”, conferendo all’iniziativa un’aura di missione storica e legittimazione ideologica.

Lungo questo asse, Israele si muove con discrezione ma determinazione: invii di intelligence, cooperazione con forze locali, operazioni speciali e mediazioni economiche. Un esempio evidente è il rapporto con le autorità curde nel nord della Siria e dell’Iraq, che ricevono supporto in cambio di alleanza politica e accesso alle risorse. Le operazioni israeliane si estendono anche al sud della Siria, dove si cerca di impedire la riconquista del territorio da parte di Damasco.

L’approccio si basa su una logica di “frammentazione utile”: promuovere entità semi-autonome in zone chiave per impedire la ricostituzione di un fronte arabo unito e ostile. Questa strategia genera forti tensioni regionali: la Turchia, in particolare, vede nell’emergere di un’entità curda autonoma una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale, e si prepara a contrastarla anche militarmente. Anche l’Iran percepisce questa manovra come un attacco diretto al proprio “corridoio sciita” che unisce Teheran a Beirut attraverso l’Iraq e la Siria.

La Siria, in stato di fragilità e divisione interna, rappresenta l’anello più debole di questo scenario. Il governo centrale si trova spesso costretto a negoziare con le amministrazioni locali curde per garantire approvvigionamenti e stabilità, rafforzando di fatto la loro autonomia e, indirettamente, il progetto israeliano.

Il “Corridoio di Davide” si configura quindi come un progetto di ampia portata, che combina forze militari, reti di intelligence, diplomazia parallela e narrazioni ideologiche per disegnare un nuovo equilibrio in Medio Oriente. Non ufficialmente dichiarato, ma evidente nei fatti, rappresenta una delle più profonde trasformazioni strategiche dell’area nell’era post-statuale.

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