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UE SpA
di
Elisa Fontana
Le due manifestazioni per la pace, riuscita quella del Pd, molto riuscita e partecipata quella del M5S, ci pongono davanti ad una serie di domande cui nessuno di noi, ma soprattutto la classe politica europea, può più sfuggire. Perché l’alternativa è la morte certificata dell’Europa stessa come soggetto politico, economico, sociale, ma soprattutto etico.
A me pare che da troppo tempo stiamo assistendo ad una deriva innanzitutto etica che, poi, si trascina dietro tutte le altre. Perché troppo spesso le scelte politiche, quelle economiche, quelle sociali, le preminenze di alcuni temi su altri sono il frutto di compromessi innominabili con i principi e le leggi che dovrebbero segnare la nostra strada.
E le piazze che si sono riempite di persone normali, di donne e uomini che conducono una vita normale, che per 80 anni hanno vissuto in pace, che, però, piano piano hanno visto sgretolarsi i principi e i cardini sui quali la loro società, il loro mondo si era sviluppato, ebbene quelle piazze ci chiedono pace, ma ci chiedono anche di non gettare alle ortiche un percorso di pace e prosperità, duro, accidentato, ma mai messo in discussione come ora.
E il grande imputato non può essere che questa Europa, imbottita all’inverosimile di burocrati, di lobbysti, di politici che hanno trovato una rendita di posizione in cui nascondere il proprio nulla politico. Le persone non sono cretine, non si bevono tutto quel che passa la propaganda o le narrazioni interessate, hanno occhi per vedere e orecchie per sentire.
E cosa hanno visto in questi anni? La costruzione indefessa di una grande holding, una società per azioni in cui si è perso il ben dell’intelletto. In cui i lobbysti sono apertamente ed ufficialmente accettati e dettano l’agenda politica, in cui i rappresentanti che liberamente eleggiamo possono decidere liberamente di farsi corrompere sotto varie ed ipocrite forme senza alcun pudore, ma anzi rivendicando l’appoggio a questa o quella lobby.
Ma ancora peggio, a fronte di questa decadenza personale e politica del proprio ruolo, c’è una cecità più o meno interessata dei piani alti della politica europea che vede solo quello che le fa comodo. Non vede di avere seduto fra i 27 un autocrate indecoroso come Orban, negazione di tutti i principi su cui dovrebbe fondarsi l’Europa, amico di quel Putin che, invece, viene riconosciuto per quell’autocrate che sicuramente è.
Vede benissimo la guerra di aggressione di Putin all’Ucraina, ma è totalmente cieca davanti ai massacri che sta compiendo Israele contro i Palestinesi. Avete sentito una sola sillaba pronunciata da Kaja Kallas su uno qualunque degli eccidi perpetrati nella Striscia di Gaza? Le avete confrontate con tutte le sillabe usate per condannare Putin?
E, ancora, è del tutto normale che Orban riceva con grandi onori quell’assassino criminale di Netanyhau, rincorso da un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale invece di farlo arrestare? Ma pensate davvero che le persone siano cieche e non si rendano conto di quello che avrebbe dovuto essere, rispetto alla miseria morale di quel che è?
Ecco, credo che oltre a chiedere la pace quelle due piazze abbiano chiesto anche a quelle forze politiche uno sforzo di verità, un riconoscimento della ipocrisia in cui galleggiano in Europa e un impegno per ricordarsi che l’Europa è nata grazie al sacrificio, alla lungimiranza, al sogno di una generazione che non merita di essere ringraziata così per aver rinunciato alla propria vita e alla propria gioventù.
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