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Resistenza
di
Rossella Ahmad
Ho un osservatorio privilegiato su Gaza, l'ho già detto. Significa che ho qui, da me, in carne ed ossa, una rappresentante di quella terra. Una di quelle donne e madri che vediamo sugli schermi del nostro pc da diciotto mesi. La sua storia personale è paradigmatica dello scempio operato dai colonizzatori a partire dal fatidico 7 di ottobre.
Nel giro di una notte ha perso tutto: casa, affetti, famiglia. Un figlio di pochissimi anni sepolto nel crollo della palazzina, la prima ad essere colpita. Un altro figlio, più piccolo, estratto dalle macerie esanime. Una figlioletta che sarebbe nata in quella stessa notte, da una madre Addolorata e con una scheggia di missile conficcata in un'anca.
Mai, neanche per un momento, l'ho sentita recriminare. Mai, neanche per un momento, ha considerato la sua vita o quella dei suoi figli più preziose rispetto agli obiettivi nazionali e collettivi di Libertà e Altissimo vivere.
Lo abbiamo visto: due anni di privazioni e morte non li hanno stroncati.
E questa è l'attitudine di tutti i palestinesi. Nessuno di essi punta a salvarsi la pelle a scapito della vita del suo popolo. Del suo onore. Della sua dignità, che sono principi sacri ed inviolabili, impressi nel DNA al pari della connessione alla terra. Solo chi non conosca il popolo palestinese ha potuto credere alla storiella idiota ad uso e consumo della bugia storica con la quale Israele inaugurò la mattanza di Gaza: siamo venuti per liberare i palestinesi da se stessi. Dalla loro resistenza.
La Resistenza è figlia del popolo. Ed il popolo palestinese ha scelto di resistere e di non soccombere all'oblio dal giorno infausto in cui fu deliberato che la sua terra dovesse essere ceduta ad un pugno di ricchissimi avventurieri europei. Neanche per un attimo della sua travagliatissima storia vi ha rinunciato o l'ha messa in dubbio.
Io li conosco molto bene. Tra gli immensi pregi che essi possiedono - la tenerezza, il candore, la generosità, la grande forza spirituale e tanti altri valori innati dell'umanità primordiale, non ancora corrotta dal consumismo materialista - il difetto peggiore, che paradossalmente si è trasformato esso stesso in pregio, è l'ostinazione.
Tra tutto l'oro del mondo e la Palestina, ognuno di essi sceglierà la Palestina, senza dubbio.
Non sono tarati per il compromesso, la frode, la vigliaccheria, il doppio gioco. Preferiranno morire piuttosto che perdere quella dignità che li ha resi faro per tutti i popoli oppressi della terra. E non per mera ed inutile vanagloria: semplicemente perché non conoscono un altro modo di essere, di vivere, di esistere. Né vogliono conoscerlo.
Poi certo, vi sono i collaborazionisti, coloro che facevano affari con l'occupazione, le spie, il marciume pronto a vendersi per un piatto di lenticchie. Li abbiamo visti in azione. Abbiamo visto il modo in cui cercavano di istigare alla lotta fratricida un popolo traumatizzato, sottoposto ad indicibili torture materiali e morali da quasi due anni, ininterrottamente.
Come in ogni tempo ed in ogni luogo, esiste un Efialte - o più di uno - anche a Gaza. Narrano la storiella apocrifa che i palestinesi siano responsabili della loro stessa morte, a cui preferirebbero un Bassissimo Vivere.
Oggi vengono chiamati "uomini di pace".
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