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Trump punta al terzo mandato
di
Roberto Rizzardi
Trump punta al terzo mandato, ma il XXII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America, che limita a due i mandati, lo vieta esplicitamente dal febbraio del '51, al termine del processo di ratifica da parte degli stati della federazione nordamericana, dopo che il Congresso, lo approvò nel marzo del '47.
Quell'emendamento venne promulgato su sollecitazione del Partito Repubblicano, che "subì" i quattro mandati consecutivi del Presidente Franklin Delano Roosevelt, masticando amaro per 12 anni e definendo acidamente Roosevelt "King Franklin I".
Oggi il capo dello stesso Partito Repubblicano, quel Trump che è tale in quanto Presidente, briga per la sua soppressione, o quanto meno per la sua sospensione fino al momento della sua dipartita, dopo non gli interesserà più nulla, ovviamente, perché quel provvedimento è ad personam e non un "miglioramento" nell'interesse di tutti.
Del resto non ci si poteva certo aspettare qualcosa di differente da un soggetto che, risultando perdente in una elezione regolare, per quanto assurdamente contorta come quelle presidenziali statunitensi, incita torme di bruti e incivili ad assaltare i luoghi istituzionali, sollecitando una sorta di golpe fallito solo perché quei barbari erano dei pezzenti, e gran parte delle istituzioni si irrigidì in un contrasto crescente, passato lo smarrimento iniziale.
Scommetto che in questo frangente quell'arrivista svergognato di Vance, che già stava preparando la cartellonistica della "sua" campagna presidenziale, prevista per il 2028, stia imprecando a gran voce, conscio - finalmente(?) - di giocare a carte con un baro.
 
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