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22 marzo 2025
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Peculato: emendamento salvapolitici
di Elisa Fontana *

Adesso vi racconterò una storia di un mondo veramente al contrario, in cui i ladri inseguono le guardie.

Accade che l'onorevole Augusta Montaruli, vicepresidente della Commissione vigilanza Rai in quota FDI, presenti un emendamento alla riforma che la volontà iconoclasta del ministro Nordio vuole far abbattere anche sulla Corte dei Conti. Organismo pericolosissimo questo, che ha il compito di sorvegliare come si spende il denaro pubblico e di colpire chi, con condotte poco chiare o addirittura truffaldine, arreca un danno alle casse dello Stato.

Per esempio, se mentre ricopro la carica di consigliere regionale compro vestiti, libri e quant'altro per uso esclusivamente privato facendole passare per spese legate al mio ruolo pubblico e, quindi, rimborsabili, sto compiendo il reato di peculato e, oltre alla eventuale condanna penale, la Corte dei Conti quantificherà il danno all'Erario e ne chiederà la restituzione. Il mio è un esempio del tutto casuale, sia chiaro.

Ora questa chiacchierata riforma ha sollevato i dubbi e le preoccupazioni dei magistrati contabili che hanno visto il rischio concreto di venire, se non esautorati, ampiamente disinnescati nei loro poteri di controllo. Ma la politica, pur avendo formalmente ricevuto i rappresentanti della Corte dei Conti, è rimasta totalmente sorda ai loro richiami e alle loro preoccupazioni.

E qui si inserisce l'onorevole Montaruli con il collega Sbardella che presentano un emendamento alla riforma, prontamente recepito dalla maggioranza, che è stato immediatamente battezzato “salvapolitici”. In pratica si apre un vero e proprio ombrello protettivo per i politici, a partire da sindaci, presidenti, assessori e consiglieri regionali e locali.

L'emendamento proposto da Montaruli&Sbardella prevede che in qualunque indagine contabile si debba dare per scontata “la buona fede” dell'indagato. Cioè, ruba, ma sicuramente lo ha fatto in buona fede. Altrimenti sono i magistrati contabili che devono dimostrare che c'è stato dolo.

Cioè, ad esempio, se il ladro ha confidato ad un amico “oggi vado a comprarmi un bel completo sartoriale con i soldi della Regione” e se c'è una intercettazione che lo attesti. E che l'intercettazione sia stata fatta entro i 45 giorni dall'apertura dell'inchiesta, perché altrimenti scatta la tagliola di Nordio. Insomma, un liberi tutti che dalla presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio è passato ad una presunzione di buona fede ora e sempre.

E, dunque, faccio un esempio, se una consigliera della regione Piemonte spende ben 25 mila euro di denaro pubblico per pagare cene, acquistare vestiti ed altri oggetti tutti strettamente personali, da ora in poi i magistrati contabili dovrebbero intanto presumere la buonafede dell'indagata, poi dovrebbero dimostrare inoppugnabilmente il dolo messo in atto dall'indagata e infine, tornarsene in sede con le pive nel sacco, segnando altri 25 mila euro di danno erariale non restituito.

Va bene, si dirà, ma saranno casi del tutto ipotetici, di scuola, buoni per addestrare i nuovi magistrati. Chi è che spende ben 25 mila euro di denaro pubblico per fare acquisti privati, rischiando una condanna per peculato in Cassazione ad un anno e sette mesi? Ma l''onorevole Augusta Montaruli, ovviamente, chi altri?

* Coordinatrice Commissione Politica e Questione Morale dell'Osservatorio


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